Perché le persone si insultano per dei videogiochi?

 Console e PC, parte 1 visibile qui –

Console e PC, parte 2 visibile qui

 

Nella prima parte di questo speciale ho spiegato perché un sistema aperto e uno chiuso sono completamente differenti in termini di evoluzione nel tempo. Nella seconda ho fatto presente come sia l’unione di questi due modelli a permettere l’esistenza dell’industria videoludica per come la conosciamo oggi e come uno solo di essi molto difficilmente potrebbe reggere uno sforzo economico paragonabile.

Oggi, nella conclusione, parleremo ancora di console e PC, ma sposteremo l’attenzione dalle macchine e dall’industria ai clienti, o meglio ad una parte dei clienti. Per qualcuno forse sarà doloroso, ma la mia speranza è che sia soprattutto illuminante, per tutti quanti: questo è il mio unico obiettivo, spiegare a tutti perché penso facciano quello che fanno nella speranza che capiscano che è inutile e stupido e smettano di farlo. Il mio obiettivo non è “sentirmi superiore” a nessuno, solo dare una mano a tutti per creare un ambiente più sereno, produttivo e anche utile ai videogiochi stessi e al loro sviluppo nel tempo.

 

Come nasce la console war

Ormai ne ho sentite di tutti i colori su questo argomento. Qualcuno dice che la console war sia stata inventata e iniziata dai giornali, qualcuno dai primi pionieri di internet ormai decenni fa, qualcun altro che è cominciata nel mondo reale e su internet è finita dopo.

Permettetemi di dissentire.

 

Qualcuno ha scagliato la prima pietra. E anche tutte quelle dopo.

Ovviamente ci saranno stati quel giornale che spingeva allo scontro e quella persona che faceva il bullo su internet, ma ho la netta impressione che tutto questo sia stato come minimo molto accelerato da qualcosa di molto più tangibile e sotto gli occhi di tutti.

Qualcuno si ricorda (io non me lo “ricordo”, ma so bene che è successo) “Genesis does what Nintendon’t”? Sega ha scagliato la prima pietra per cercare di competere con Nintendo all’epoca di SNES e Genesis, con una serie infinita di pubblicità e slogan che non mettevano solo in evidenza il proprio prodotto, ma attaccavano o sminuivano sbrigativamente quello dei concorrenti.

 

Volete qualche prova di quello che dico?

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=YSilg7s6rSM] [youtube https://www.youtube.com/watch?v=qpywZUx2sJo]

 

Alla lunga c’è una debole reazione di Nintendo, che in ogni modo cerca di mantenersi il più corretta possibile:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=QGGMLtRsdOw]

 

Intanto la guerra si sposta sulle console portatili, dove il Game Boy parte decisamente bene. Sega, produttore del Game Gear, non perde l’occasione neanche questa volta:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=eVL3uW9uV4E]

 

Questa linea pubblicitaria aggressiva, nel vero senso del termine, viene ripresa anche da altre compagnie videoludiche. Un esempio è Panasonic, creatrice del fallimentare 3DO, una macchina estremamente potente ma anche estremamente costosa, la cui pubblicità bollava sia Genesis che SNES come “giocattoli”:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=tkqWvuM41-0]

 

La generazione SNES/Genesis viene superata, ma l’abitudine non sparisce subito. Sony mette sul mercato PlayStation, cui Sega oppone il Saturn:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=wFzKraJOC2M]

 

Questi sono solo gli esempi più evidenti a me noti, ma ormai rivolgersi direttamente alle piattaforme concorrenti era diventata un’abitudine. Sega non ha probabilmente “inventato” la pratica, ma l’ha promossa direttamente dal vertice di uno dei due soggetti interessati, che è un messaggio molto più forte di quanto potrebbe mai fare un gruppo di persone terze.

Con l’uscita dal mercato console di Sega la situazione si calma, e non mi risulta che ci siano altri esempi di questo calibro negli anni successivi. È interessante come, quasi vent’anni dopo, Sony inizi ad inserire in qua e là degli scherni più velati (soprattutto a Microsoft) che una persona ben informata su tutto il settore può facilmente capire, ma che non nominano mai esplicitamente i concorrenti e che l’utente disinformato medio farà molta fatica ad interpretare correttamente. L’esempio che tutti abbiamo in mente è questo, ma ci sono anche casi precedenti (e più gratuiti), ad esempio questo:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=kQ8C7zX3q1U]

 

È evidente però che ormai la situazione si è inverita: Sony non sta spronando tutti indiscriminatamente ad attaccare la piattaforma concorrente per il nome che ha, sta facendo eco a critiche molto più mirate che sono già scaturite dall’utenza, e sta in ogni caso parlando ad un pubblico molto più selezionato.

La console war ormai si è “intstallata” direttamente nella base più determinata degli utenti, e invertire la tendenza sembra davvero difficile.

 

Perché la console war sopravvive

Perché dico che sarà difficile invertire la tendenza? Perché la console war è a rischio zero per chi la pratica, ma in un certo senso riesce ad essere appagante.

 

Parlando su internet di questi argomenti ce ne si può uscire con insulti, attacchi gratuiti di ogni tipo e livello e non si rischia niente sul piano personale. Internet è un mondo completamente separato dalla realtà, si può dire e fare tutto quello che si vuole consapevoli che basterà staccare una spina, o anche solo non aprire più il tale sito, per non dover affrontare nessuna conseguenza, sempre e comunque.

Se proprio va male, ma male male, si viene bannati una volta da un sito. Dal punto di vista psicologico-pedagogico è come se nella vita reale sparare a una persona per strada senza motivo potesse avere come conseguenza massima che qualcuno venisse lì a toglierci un po’ bruscamente la pistola di mano.

 

Il “vero” motivo, se vogliamo un po’ più filosofico, è più profondo: su internet non c’è bisogno di essere produttivi per ritenersi soddisfatti.

Nella vita reale non posso isolarmi da tutto, non posso permettermi di prendere le distanze a priori da ogni cosa che vedo, perché mi precludo delle possibilità di cui ho bisogno e che non possono essere soddisfatte dalla sola comunanza con altri che si comportano come me. Internet al contrario è un contesto virtuale, in cui le azioni reali non sarebbero comunque contemplate e possibili. È un po’ come scrivere un diario per sfogarsi senza darsi nessun tipo di freno; il problema è che quello stesso diario viene scritto e soprattutto letto da milioni di altre persone allo stesso tempo, e che ci sono in giro individui e gruppi che ci guadagnano più riescono ad attirare l’attenzione.

 

Ma attaccare qualcuno o qualcosa, spesso, gratifica, perché permette di sentirsi superiori al bersaglio degli attacchi. Le ragioni esatte per cui questo succeda sono diverse, e dipendono molto da persona a persona e da situazione a situazione, ma dietro al grosso di esse penso ci sia questo semplice principio di volersi distinguere ed elevare, trasformando quella che spesso è una preferenza personale in verità oggettiva per elevare e dare solidità allo stesso tempo alla propria capacità di giudizio. Il fatto che sia a discapito di quelle degli altri, alla fine, è accidentale.

 

Curiosamente il panorama italiano è più civile di quello internazionale

Una cosa che posso dire senza il minimo dubbio è che per quanto alcuni siti e forum di videogiochi italiani abbiano un’utenza in maggioranza infantile o ignorante qui non siamo neanche LONTANAMENTE al livello di inciviltà dell’internet internazionale.

Si potrebbe pensare che essendo il contesto inglese quello che comprende persone da più paesi, quindi con le visioni più varie e diverse, il risultato sia quello più moderato possibile. Si potrebbe, ma significherebbe non aver capito nulla di internet.

 

Come ho già detto, su internet non c’è nessun bisogno contingente di mediazione. Non c’è nessun motivo per non litigare, ma appena qualcuno accende la scintilla ce ne sono tanti per farlo, e farlo secondo certe regole, che di sicuro non coincidono con quelle della convivenza civile.

Un idiota italiano non è né peggio né meglio di un idiota inglese, questo ve lo assicuro, la differenza è che qui non siamo (ancora?) al far west più completo. Fate un giro su qualsiasi video di presentazione/spiegazione di qualsiasi gioco pubblicato sia in italiano che in inglese. Nella versione italiana vedrete una parte di critiche e uscite poco felici decisamente minoritaria, e raramente davvero offensiva verso qualcuno senza una provocazione. In quella inglese avrete un elenco infinito di sproloqui su qualsiasi cosa (spesso formulati come se dall’altra parte della tastiera ci fosse un menomato psichico), con un’unica costante: tutti puntano chiaramente e direttamente ad essere il più aggressivi, intransigenti e duri possibile, non importa di chi/cosa stiano parlando o perché.

 

La fortuna dell’Italia, e immagino anche di tanti altri paesi di cui però non frequento siti e forum, sotto questo punto di vista è di non essere immersa in internet come Stati Uniti ed Inghilterra su tutti. Sono abbastanza sicuro che il nostro contatto medio con la realtà sia ancora più forte, quindi credo tendiamo a trasporre istintivamente su internet le regole della vita reale più facilmente. O magari alla fine siamo semplicemente persone più educate, chi lo sa.

Internet non insegna nessuna regola di convivenza, perché come sto continuando a ripetere dall’inizio della pagina non è un ambiente in cui convivere è necessario. Convivere significa accettare dei compromessi, e nella vita lo si fa per poter arrivare a dei risultati di cui abbiamo bisogno anche personalmente; i forum e le sezioni di commenti dei siti non servono ad arrivare a dei risultati, servono solo a poter dire la propria opinione, ed è abbastanza facile capire come non si tratti di un processo in sé costruttivo, il cui risultato è riposto nelle mani dei singoli e quindi, in ultima analisi, i cui risultati dipendo dalla formazione precedente internet di chi vi prende parte.

 

Per non parlare di quando i siti stessi incoraggiano alla console war. Spesso alcuni titoli degli articoli dei giornali più grandi sono formulati in modo da coprire ricerche come “ps4 vs. xbox one”, “best console”, “best video game platform” e così via, e la sezione dei commenti è un free-for-all. Una cosa simile da noi non capita quasi mai, perché comunque l’autore o qualche modder in giro almeno per far vedere di esistere c’è.

Ho deciso di chiamare questa serie di articoli “console e PC”. Se avessi scritto “console vs. PC” o “console contro PC” probabilmente starebbe facendo il triplo o il quadruplo delle visualizzazioni, ma non l’ho fatto perché questo non è un “versus”, non è un confronto per dimostrare chi ha una superiorità che non esiste, e ho dato il titolo secondo il contenuto dell’articolo, non secondo le ricerche dei fanatici su Google. Ma io posso permettermi il lusso di farlo e non sono stipendiato a numero di click che faccio, cosa che non so di quanti si possa dire. Stipendi a parte, i siti fanno soldi con le visualizzazioni, quindi quelli più grossi in diretta competizione per le primissime posizioni (IGN, GameSpot, Kotaku…) faranno di tutto pur di aumentarle. Penso sia possibile essere dei giornalisti così bravi da fare molte visualizzazioni e intanto dire le cose come si vuole, ma molti purtroppo non lo sono, e altrettanti non si curano neanche di provarci.

Per non parlare di quando si istigano volutamente i fanboy ad insultarsi, o si montano casi e scandali inesistenti per far scoppiare un casino e far aprire a mezzo mondo la propria pagina. Ma qui sto deviando troppo di argomento.

 

Queste sono le console. Ma non dovevamo parlare anche di PC?

Verissimo, non ho ancora spiegato cosa c’entrano i PC in tutto questo. Il motivo è semplice: con la “console war” per come è stata iniziata, pensata e portata avanti non hanno assolutamente niente a che fare.

A differenza che per le varie console, che coprono un’unica fascia di mercato e sono quindi in competizione diretta su tutti i fronti o quasi, i PC hanno in buona parte un target diverso (vedere la seconda parte di questo speciale). Sega voleva che la gente comprasse una Genesis e non un SNES perché i due prodotti erano totalmente alternativi, era uno o l’altro per l’utente; non ha mai cercato di convincere qualcuno a comprare una Genesis invece che un PC, perché sono due cose diverse e il cui punto di intersezione, incarnato da una componente parziale dei videogiochi, è decisamente piccolo.

 

Una guerra reale, una immaginaria

Ora, potrei venire frainteso in quello che sto per dire, quindi prendete questa frase con una mentalità molto aperta, ma una “console war” tra console ha un fondo di senso.

Non dico assolutamente che approvo la gente che si scanna su internet, che Sega abbia fatto un favore all’umanità con quei video e di sicuro non credo che possedere una console sia un buon motivo per sentirsi superiori a qualcun altro, ma dico che le console sono, effettivamente, in competizione, e questo è insito in loro stesse, non è una cosa nata come deviazione malata di persone con un’autostima troppo alta (o troppo bassa) e il tempo libero alle stelle.

Il punto sta tutto in fino a che punto vogliamo considerare tollerabile mettersi in opposizione. Una console venduta invece che un’altra ha conseguenze reali sul mercato, quindi c’è un fondo di verità nell’idea che convincere qualcuno ad una scelta piuttosto che ad un’altra porti dei vantaggi anche a me, sul lungo termine (se ci avevo visto giusto). Insomma, le console sono una scelta, sono alternative, quindi in una piccola misura mi sembra naturale almeno pensare che faccia una differenza propendere per una o per l’altra parte. Ovviamente internet ingigantisce questo processo all’inverosimile, e questo credo sia sbagliato, ma si sta pur sempre costruendo una discussione – inutile e sproporzionata – su un argomento esistente e con un perché.

 

Il discorso è completamente diverso nel rapporto tra PC e console (e in tanti altri). Come ho già abbondantemente spiegato, non solo sui grandi numeri si tratta di piattaforme complementari e destinate alla fin fine a vivere una accanto all’altra, ma proprio per via della loro complementarietà il risultato dell’esistenza di entrambe è dare a più persone la possibilità di giocare in assoluto, e quindi di garantire l’espansione dell’industria su misura per tutti.

La discussione se un PC sia migliore di una console o viceversa non affonda le proprie radici in una reale guerra economica che viene decisamente esagerata a livello personale da alcuni utenti, ma nel puro e semplice egocentrismo (cieco) di chi pretende di porsi di fronte agli altri e decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato per tutti. Sperare che o i PC o le console non esistano perché sono piattaforme “inferiori”, “inutili” o quello che vi pare mette in mostra solo ed unicamente quanto sia corta la vista di chi lo dice, sotto ogni punto di vista possibile immaginabile.

 

Con questo non voglio dimostrare niente, voglio solo far presente qualcosa che non credo in molti notino. Ovviamente il grosso di quelli che fanno console war anche tra console non si pone i miei problemi di supremazia economica. Tutti, in fondo, ricadono in un’unica categoria di atteggiamento e mentalità, una categoria che va ben oltre tutto questo.

 

L’estremismo di internet

In verità con questo articolo mi sto approcciando per vie trasverse ad un argomento molto più vasto e complesso, cioè l’intolleranza su internet. “PC vs. console” è solo uno degli infiniti aspetti di questo fenomeno, che anche senza uscire dall’ambito videoludico copre “console vs. console”, “sviluppatore vs. sviluppatore”, “saga vs. saga”, “gioco vs. gioco” e così via. Dire se uno è nato prima degli altri o se ci siano stati degli ordini di influenza è impossibile senza uno studio specifico (che non so se anche solo sarebbe possibile coi materiali a disposizione), ma c’è un punto in comune che evidenzio in tutti questi argomenti e che vorrei condividere con voi: il fatto che in fondo l’argomento stesso non importi molto.

Chi si lamenta su internet per un videogioco nel 99% dei casi non lo fa perché la cosa di cui si lamenta gli dà fastidio personalmente o anche solo lo riguarda, ma perché vuole dimostrare tramite le lamentele che quel qualcosa ha dei difetti. Se buttassimo da parte la moderazione e l’equilibrio potremmo dire cose terribili di qualsiasi gioco, qualsiasi; e c’è gente che lo fa. Ci sono persone che si lamentano perché lamentarsi è il loro fine ultimo, e per riuscirci possono andare a tirare fuori davvero qualsiasi cosa.

 

Esempio di situazione in cui è logico lamentarsi: acquisto un gioco, lo provo e scopro che molte cose che gli sviluppatori avevano promesso non ci sono, o sono palesemente di un altro livello rispetto a quanto preannunciato. Vado su internet e mi lamento sul mio sito o forum preferito.

Esempio di situazione in cui non è logico lamentarsi: un gioco a cui affermo di non essere interessato o che non avrò mai per incompatibilità di piattaforme possedute ha una pecca evidenziata in un filmato. Apro ogni sito a cui sono iscritto e inizio a usare quella cosa per offendere e prendere in giro il gioco stesso, la piattaforma su cui gira e tutte le persone che vorranno comprarlo.

Nel primo caso ci si lamenta per qualcosa che ha effetto sulla nostra vita. Nel secondo no, ci si lamenta perché ci si vuole lamentare, leggasi “sentirsi superiori”.

 

Immaturi ok, maleducati ok, psicopatici no

Penso che il grosso delle lamentele/prese in giro/offese completamente inutili ricada sotto tre categorie.

 

La prima è di chi vuole dimostrare a se stesso e agli altri di avere fatto la scelta giusta in un acquisto. Se compro PS4 e vado ad insultare senza motivo ogni esclusiva Xbox One significa che voglio sminuire Xbox One, dimostrando quindi di avere fatto la scelta giusta. Sul perché si senta tanto il bisogno di giustificare qualcosa di assolutamente normale, me la sento di chiamare in causa l’immaturità. In casi più rari la cosa si può estendere ad un gioco o una saga (es. The Witcher contro The Elder Scrolls contro Dragon Age, Call of Duty contro Battlefield ecc.).

Sono i bambini su Yahoo Answers, su YouTube e sui siti più trash e accalappia-pirla, che denigrano a gratis una o l’altra cosa ad ogni occasione, comunemente detti “fanboy”. Sono infantili, sono ripetitivi e possono diventare davvero antipatici, ma in fondo sono abbastanza innocui; le varie parti si bilanciano, e chi è abbastanza sveglio da capire con chi si ha a che fare ci passa sopra molto in fretta.

 

La seconda è di chi semplicemente non ha nessun tipo di moderazione nell’esprimere le proprie opinioni, indipendentemente da come quelle opinioni se le sia formate. Se un gioco gli piace e qualcuno scrive qualcosa di negativo su di esso (o viceversa, se non gli piace e qualcuno scrive qualcosa di positivo) scatta immediatamente un attacco violentissimo e personale a difesa/offesa del gioco in questione, completamente spoporzionato rispetto all’intervento orginale.

Queste sono persone maleducate e (mi auguro per loro, “momentaneamente”) disadattate alla vita civile, o che vogliono semplicemente sfogare lo stress. Ma dietro la prima maschera sono pur sempre il grosso delle volte in pieno possesso delle loro facoltà mentali, e se si cerca una mediazione senza rispondere all’insulto spesso la discussione si rilassa e si arriva a parlare normalmente.

 

La terza, che da quello che vedo in Italia mi sembra essere molto meno diffusa delle altre e che di sicuro qui non arriva a toccare quasi mai i casi più clinici dell’ambito internazionale, è quella più grave e oserei dire anche auto-distruttiva. Parlo di chi ormai ha completamente perso il contatto con la realtà e si sente in dovere di individuare nemici ovunque per dimostrare, sempre soprattutto a se stesso, di essere più furbo di loro. Ci sono varie gradazioni a cui si può arrivare, dal prendere di mira una piattaforma, una software house o simile ad ogni occasione, a letteralmente salvare solo una piattaforma, una software house o simile. Scrivere costantemente ovunque e di tutto “ripoff”, “steam sale at best”, “copy-paste of …”, “corporate cash-grab” e così via non è un comportamento normale per qualcuno che afferma di apprezzare i videogiochi, così come non è normale sentirsi tanto in dovere di condividere con tutti senza argomentare opinioni così drastiche.

Il primo livello è quello che viene definito “hater”, qualcuno che si è convinto che la tal console/saga/software house sia negativa a prescindere, e non perde occasione per dimostrare il proprio odio verso di essa, che se vogliamo è una lieve evoluzione del fanboy del primo dei tre punti. La cosa può degenerare molto, passando dall’odiare la tal cosa all’odiare come reazione base per tutto quello che non convince al 100% al primo colpo, e in certi casi si arriva a commenti che sono dei mescoloni di anti-corporativismo maldestro, insulti (sempre gli stessi otto o nove, non è che ci sia molta fantasia) e una vera e propria apparente paranoia nei confronti di elementi normalmente considerati marginali o futili a cui ci si attacca per smontare acriticamente qualunque cosa venga detta o mostrata.

Ci sono persone che si sono convinte così tanto che certe cose (il caso più ovvio è quello dei DLC, ma la lista è lunga e passa per pre-ordini, contenuti esclusivi e altre cose più curiose, come la pubblicizzazione pre-lancio per il solo fatto di esistere e “rubare soldi allo sviluppo”) che non ragionano neanche più quando si parla di essi, non li odiano “razionalmente”, per quanto intensamente, ma si comportano come fanatici indottrinati e addestrati per uccidere il nemico, che è nemico per il nome che ha. Questo, secondo me, non è un comportamento sano, e non è certo solo immaturità o maleducazione. Se nel caso dei fanboy si sta difendendo con troppo zelo una propria scelta, e quindi in fondo se stessi, e nel secondo che ho individuato non ci si cura di quello che pensano gli altri o si vuole costruire subito una barriera nei loro confronti, qui si ha completamente perso di vista l’obiettivo, e i giochi sono ormai solo un pretesto per trincerarsi da un nemico immaginario e poi vantarsi di averlo fatto, nel mentre offendendo anche chiunque capiti a tiro. Se qualcosa dà fastidio lo si evita, non lo si va a cercare apposta per scrivere che dà fastidio; se lo si va a cercare significa che non dà veramente fastidio, ma che si sente il bisogno di far sapere a tutti che ci si considera superiori ad esso.

Tutti gli hater, ma soprattutto i “cani sciolti” che attaccano per il solo gusto di attaccare qualcosa, sono individui che fanno male all’industria, ai giochi e agli altri utenti, perché sono facilmente manipolabili, anche involontariamente, e sono spesso predisposti ad accettare qualsiasi pretesto pur di avere qualcosa da attaccare, dando vita a ondate di rabbia immotivata su elementi mal analizzati o non analizzati affatto. Sono persone acritiche e molto aggressive; è come dare ad un bambino capriccioso un carro armato, e non va per niente bene. NeoGAF deve essere una delle maggiori matrici di questi individui, o come minimo il loro ritrovo preferito, visto che almeno un commento su tre in ogni thread è una condanna a morte a qualcosa di quasi ignoto sulla base di mezze informazioni girate per sentito dire. Non credo di voler approfondire oltre l’argomento, penso che questo basti. Sono qui per parlare di videogiochi, non di malattie psichiatriche.

 

Per concludere

Ho l’impressione di avere perso la bussola io per primo, quindi direi che sia il caso di mettere un punto fermo per concludere.

 

Ricordatevi, prima di fare o dire qualsiasi cosa, che le persone hanno spesso situazioni di vita, interessi e abitudini diverse, quindi anche diverse dalle vostre. Se avete una console e siete felici con essa non significa che tutti debbano esserlo, come se avete un PC e siete contenti di quello che vi permette di fare.

Non è solo un discorso di rispetto delle idee altrui: veramente, se qualcuno ha una preferenza diversa dalla vostra che a voi sembra così insensata non è solo perché vuole auto-convincersene, è molto probabilmente perché la sua vita è diversa dalla vostra a sua volta, e lo porta a fare scelte diverse che meglio si adattano ad essa.

 

Potete continuare a cercare di dimostrare al mondo che la vostra scelta è l’unica giusta e consentita, così facendo allontanandovi dagli altri, spingendo alla sfiducia e all’aggressività, impedendo dialoghi potenzialmente illuminanti e costruttivi e andando a consumare il cemento dalle fondamenta della struttura duopolica dell’industria videoludica solo per un vostro capriccio di superiorità.

Oppure potete apprezzare quello che avete e usare i videogiochi, l’unico elemento in comune tra tutte le persone con cui parlerete di queste cose, per costruire dei ponti, allargare i vostri orizzonti, imparare cose nuove e vivere più serenamente con gli altri, consapevoli che in fondo tutti fate qualcosa che vi piace e avete modo di condividerlo, e che forse sarebbe meglio apprezzare gli altri per i punti in comune con voi, non disprezzarli per le differenze.

 

È una vostra scelta, e dovete assumervene le responsabilità, per ogni cosa che dite e fate. Il fatto che non ci sia sempre qualcuno a farvi pagare la distruzione che provocate non nega la distruzione in sé, e quella distruzione è reale, e alla fine il conto lo devono pagare tutti.

Siamo arrivati all’invivibilità totale a livello internazionale perché in troppi non hanno saputo usare in modo intelligente la propria libertà, e ormai è in vigore la legge della giungla, ovvero chi urla più forte e sa trascinarsi dietro più persone ha sempre e comunque ragione e non deve rendere conto a nessuno di quello che fa, qualsiasi cosa faccia. In Italia c’è ancora tempo per impedire che la cosa si ripeta, ma dipende da voi, da ognuno di voi.

 

Cercate la mediazione con le persone intelligenti, evitate ed isolate quelle estremizzate, anche se hanno la vostra stessa console, o gioco preferito o quello che vi pare. L’estremismo è dannoso in quanto tale, non in base alla bandiera che porta. Giudicate le persone dall’altra parte dello schermo per l’essere umano che sono, non per la loro console, perché costruire rapporti su un fattore esterno al carattere (console) invoglia e tollera qualsiasi tipo di comportamento distruttivo, mentre far capire che di qualcuno apprezzate quello che dice e che fa al di là della sua bandiera lo invoglia a continuare a comportarsi così, costruendo delle comunità molto più mature e una comunità globale capace di parlare, apprezzare, analizzare e quando necessario evitare i videogiochi per quello che sono veramente, e non come pretesto per scannarsi sul niente.

 

 

 

 Console e PC, parte 1 visibile qui –

– Console e PC, parte 2 visibile qui –

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

3 Responses to “Console e PC, parte 3: lo stupido estremismo di internet”

  1. […] e lo abbia fatto in parte sotto forme “autoctone” (che saltano fuori, a ben vedere, in questo mio altro vecchio articolo) e in parte tirandosi dentro vecchi modelli e motti – leggasi “femminismo da […]

  2. […] Ormai però il treno è partito, e non può più fermarsi: Ubisoft è “sotto assedio”. Ma a differenza, ad esempio, di Microsoft, loro non rispondono agli attacchi, non danno segno di resa o della ricerca di una mediazione, di fatto ignorando queste vicende quasi completamente. La cosa fa ovviamente infuriare ancora di più internet, che inizia a colmare i vuoti costruendosi proprie articolate teorie del complotto, fino ad arrivare a dire che Ubisoft sia stata pagata da Sony e Microsoft per peggiorare Watch Dogs su PC, che devo dire è abbastanza comica, visto che console e PC sono mercati complementari e non conflittuali, e che il conflitto stesso esiste solo nella testa di chi lo cerca a tutti i costi. […]

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