Hatred torna su Greenlight, a quanto pare per restarci

AGGIORNAMENTO 2 (1/12/2014):

Hatred è stato ri-ammesso su Greenlight, dove potete al momento trovarlo.

 

Stando a quanto scrive sempre Eurogamer.net, uno degli sviluppatori avrebbe pubblicato su Facebook lo screenshot di una mail inviata loro da Gabe Newell in persona, che in sostanza gli avrebbe chiesto scusa per la cancellazione estemporanea del gioco da Steam e gli avrebbe fatto capire che la cosa non si ripeterà. Il link a cui si rimanda ora è vuoto, quindi con ogni probabilità lo screenshot nel frattempo è stato cancellato.

Riportato sempre dall’articolo di Eurogamer.net (che non ho ben capito da dove l’ha presa, forse da una mail alla stampa) è una precisazione fatta da Jarosław Zieliński, CEO di Destructive Creations, che specifica che nel gioco non ci saranno e non si potranno uccidere bambini o animali. Questo, tra l’altro, contraddice pesantemente le affermazioni di molti detrattori del titolo, che vedo spesso lamentarsi in giro di come nel gioco si possano uccidere bambini; nei trailer non ce n’è effettivamente traccia, e con quest’ultima aggiunta spero si faccia definitivamente chiarezza.

 

La fortissima risposta della community, sia prima che dopo che il gioco fosse eliminato da Steam, deve aver giocato un ruolo fondamentale. Il grosso dei giocatori nella sezione commenti di Steam sembra decisamente a favore dell’esistenza e della presenza in Greenlight di Hatred, molti per linea di principio, persino affermando di non essere personalmente interessati al gioco.

A questo punto il successo della campagna Greenlight di Hatred sembra scontato. Il gioco è attualmente previsto verso la metà del 2015, per ora solo su PC.

 

AGGIORNAMENTO 1 (15/12/2014):

Gli sviluppatori hanno parlato di quanto successo sul loro sito ufficiale, chiarendo che non intendono smettere di lavorare al gioco e che si sono detti sorpresi del sostegno ricevuto dalla community. Trovate il comunicato in inglese in questo sito, alla sezione “News”.

 

Cari fan di Hatred,

Come saprete, oggi abbiamo lanciato la nostra campagna Steam Greenlight per Hatred. Purtroppo, dopo qualche ora Steam l’ha chiusa, fornendo questa spiegazione per la loro decisione:

“Volevamo che sapeste che, stando a quanto abbiamo visto su Greenlight, non pubblicheremmo Hatred su Steam. Di conseguenza, lo toglieremo.”

 

Anche se giochi come Manhunt o Postal sono tuttora disponibili su Steam, ovviamente rispettiamo completamente la decisione di Valve, dato che hanno il diritto di prenderla. Allo stesso tempo, vogliamo assicurarvi che questa vicenda non influirà in alcun modo sullo sviluppo, la visione o il gameplay del gioco che vogliamo realizzare. Il gioco uscirà nel Q2 del 2015 come programmato.

In più, non vogliamo trattare questo evento come un fallimento, perché ancora una volta ci è stato mostrato un enorme supporto della community, che ci ha davvero sopraffatto. Dopo solo un paio d’ore che la campagna Greenlight era stata aperta, Hatred aveva raccolto 13’148 voti positivi, ed era finito alla posizione 7 nella lista dei migliori 100. Questa è la miglior prova per noi che ci sono fan convinti di Hatred là fuori, in attesa che il gioco esca. E che dobbiamo proseguire per dare loro un gioco che offra un gameplay emozionante e impegnativo.

Tutta la situazione ci spinge solo ad andare avanti contro tutte le avversità e a non mollare. Ci fa anche desiderare di fornire ai nostri fan dei pre-ordini per Hatred prima del previsto, come molti di voi ci hanno chiesto.

Destructive Creations Team

 

Al che segue lo stato della campagna Greenlight, screenshottata quando ormai era stata chiusa al pubblico, come prova di quanto affermato:

hatred steam greenlight

 

Che dire?

In primo luogo, che mi pare che tutti siano soddisfatti, nel limite in cui è lecito che si possa essere soddisfatti senza ledere i diritti di nessuno: chi non voleva il gioco su Steam, una piattaforma estremamente in vista e accessibile a chiunque, bambini inclusi, non ce lo vedrà, mentre chi voleva giocarlo potrà comunque giocarlo contattando direttamente lo sviluppatore.

Se invece non volete che Hatred esista affato, o lo volevate a tutti i costi su Steam, temo dovrete adeguarvi e rispettare le decisioni di chi ha il diritto di prenderle.

 

Non posso anche non notare che ogni volta che si cerca di smontare un prodotto multimediale per ragioni di principio si finisce solo inevitabilmente per promuoverlo.

Se alcuni giornali non si fossero tanto impuntati a creare una polemica sull’esistenza stessa di Hatred, oggi il gioco sarebbe passato molto più inosservato e praticamente non se ne starebbe parlando, come quasi non si parla di migliaia di titoli indipendenti. Adesso, al contrario, si è formata spontaneamente una schiera di persone che agiscono in reazione alle richieste di farlo cancellare, e che continueranno a sostenerlo un po’ per altre ragioni di principio, ma opposte, e un po’ per la naturale reazione quando qualcosa a cui si è interessati viene minacciato.

 

Cercherò di tenervi informati nel caso ci siano altri sviluppi della vicenda.

 

 

ARTICOLO ORIGINALE (15/12/2014):

Da quando è stato annunciato, un paio di mesi fa, Hatred ha creato una lunga scia di polemiche. Il titolo, sviluppato dalla polacca Destructive Creations, è uno sparatutto con visuale dall’alto, in cui il giocatore impersona un fanatico che decide di porre fine alla propria vita causando una strage in città finché qualcuno non riuscirà a fermarlo.

Premesse non troppo diverse da questa si sono già viste in alcuni titoli in passato, ma Hatred prende tutto incredibilmente sul serio e lo rappresenta senza mezzi termini, ed è probabilmente questa la ragione delle polemiche. Per darvi un’idea, questo è il trailer del gioco:

 

Ora, le “polemiche” su internet lasciano molto il tempo che trovano, ma in questo caso non si tratta solo di parole.

Come riporta Eurogamer.net, infatti, Hatred è sbarcato stamattina su Steam Greenlight, la piattaforma di Valve per promuovere dal basso prodotti Indie in base al supporto diretto dei giocatori, ma in giornata è stato rimosso. Evidentemente Valve non era d’accordo con la presenza del gioco sul suo portale, e l’ha fatto fuori senza tanti complimenti appena ha scoperto che era stato registrato dagli sviluppatori.

 

Affrontare la questione da ogni possibile punto di vista è complesso, ma alcune cose ci terrei a dirle.

 

 

Primo: degli sviluppatori di videogiochi, finché non violano qualche legge, possono creare qualsiasi prodotto a loro garbi, e nessun privato o ente terzo privo di potere legale ha e può avere voce in capitolo. Questo vuol dire che nessuna lamentela, petizione o altro arrivato dal basso può e deve impedire tassativamente a Destructive Creations di creare il gioco che vogliono, fintanto che non violano qualche legge. Dato che creare e mostrare violenza fittizia non è reato, dubito ci sarebbe molto a cui attaccarsi.

Secondo: anche Valve, come qualsiasi rivenditore, può fare quello che vuole con le sue piattaforme, e non è obbligata a permettere a qualunque offerta di entrare. Allo stesso tempo, però, a sua volta risponde delle proprie azioni di fronte al pubblico, nel senso che nessuno li ha obbligati a rimuovere Hatred, hanno deciso spontaneamente di farlo, e se ne assumeranno eventuali conseguenze in termini di immagine davanti a tutti i clienti che preferirebbero tenessero una politica diversa.

 

 

Terzo: apro una parentesi non sull’evento in sé ma sulla discussione che ne è destinata a nascere.

Non so perché, ma ho come la sensazione che ogni volta che salta fuori un caso di questo tipo, in cui un gioco viene accusato di essere sessista, razzista, troppo violento ecc., in prima fila per bruciare la strega ci siano sempre le stesse persone che dicono di voler vedere i videogiochi diventare un medium “maturo” e a pieno titolo. C’è qualcosa di molto preoccupante in queste prese di posizione.

 

Qualcuno dirà che i videogiochi non sono una forma d’arte ma solo solo un passatempo sacrificabile, che vanno bene solo finché non possono fare danni e che di conseguenza tutti gli eccessi violenti, devianti e simili andrebbero repressi. Non sono d’accordo, ma almeno come ragionamento ha una sua coerenza intrinseca.

È molto più curioso che altre persone tentino di creare il parallelo “medium maturo” = “eliminazione di ogni fonte di polemica possibile immaginabile”, perché in realtà questi due concetti sono antitetici, e spingere verso uno significa automaticamente allontanare dall’altro.

 

Rendere i videogiochi politicamente corretti equivale a precludere loro automaticamente qualsiasi seria pretesa artistica, nel senso più immediato del termine. In ogni medium artistico riconosciuto troverete innumerevoli esempi di opere importanti proprio per il loro ribaltare le prospettive, mostrare quello che i “perbenisti” non vorrebbero che venisse mostrato, anche e soprattutto nel modo in cui non lo si vorrebbe mostrato.

L’arte, intesa nel senso più ampio dell’ultimo secolo, è una rappresentazione estetica della realtà: significa che l’opera d’arte deve mostrare qualcosa che già si conosce e farlo sotto una luca ben definita, che sia più o meno ovvia e con finalità e mezzi variabili. Parlare di qualcosa, in arte, serve a portare avanti una riflessione su quel qualcosa, e i termini in cui ci si riflette dipendono dai mezzi usati per parlarne. In arte non si può dire a prescindere “di questa cosa non si può parlare”, e neanche “non se ne può parlare in questi termini”, perché è proprio di cosa si decide di parlare e in che termini che definiscono l’opera d’arte in quanto tale, anche e soprattutto per le reazioni che provoca.

In altre parole, se guardare un’opera d’arte ti sconvolge, ti fa mettere in discussione qualcosa, significa che sotto il punto di vista artistico ha raggiunto il suo scopo. “Sconvolgere” non è l’unico modo possibile, ma è spesso considerato uno dei più efficaci: l’idea è quella di portare a chiedersi perché si pensa quello che spontaneamente viene da pensare guardando quel qualcosa. Questo è l’obiettivo stesso dell’arte contemporanea, o almeno di buona parte di essa.

 

 

Tornando a noi, gli schieramenti principali quando si parla di questioni simili sono due, e in questo caso preciso uno sarà d’accordo con la scelta di Steam e l’altro in disaccordo.

 

Pensate che i videogiochi debbano mantenere degli standard di decenza per essere offerti al pubblico, perché ad esempio potrebbero finire in mano a dei bambini, o ferire la sensibilità di qualcuno? Chiaro.

Pensate che i creatori debbano avere carta bianca per esprimere se stessi e il medium come preferiscono, perché i videogiochi possono funzionare come forma d’arte e in quanto tale necessitano di questa libertà, o più semplicemente perché la libertà d’espressione ha la precedenza? Altrettanto chiaro.

 

Ma, se permettete, sono un po’ stanco degli hipster ipocriti che si riempiono la bocca di parole altisonanti e poi ne piegano il significato ai loro personali standard, in modo da avere la botte piena e la moglie ubriaca.

 

Alla prossima.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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