Cani artistici e tempi che cambiano

La parola ai giocatori è una particolare rubrica in cui riporto commenti scritti da utenti di forum o siti di videogiochi su vari argomenti nel corso del tempo; per maggiori informazioni, leggete l’introduzione della prima puntata. Esce ogni domenica, ovviamente qui su GameBack.it.

 

 

Esasperazione da console war, da GameSpot.com

Su qualunque piattaforma giochiate, su internet incontrerete sempre persone che cercano di convincervi che la loro piattaforma è migliore della vostra. Alcuni dei siti più grossi hanno discussioni di questo tipo praticamente sotto ad un articolo sì e uno no, e alla fine qualcuno non regge più.

 

Il commento:

Mio dio, i PC gamer non stanno davvero mai zitti. I fanboy delle console sono fastidiosi, ma i giocatori del tipo “il mio PC me lo fa venire duro” non la smettono mai di parlare con quel loro tono altezzoso da deficienti. “Ehi, io gioco su PC e questo mi rende un giocatore d’élite”. Vedo costantemente questi commenti idioti quando leggo di videogiochi perché mi piace giocare ai videogiochi e non mi importa su che hardware li gioco. Gli idioti del PC gaming hanno questo costante bisogno di vedere le console morire. È veramente patetico. I videogiochi sono un hobby piacevole, e mi rendo conto che ogni piattaforma ha dei titoli divertenti. In questo momento adoro PlayStation, perché Naughty Dog produce quel tipo di giochi che ho desiderato per anni; creano videogiochi con un’ottima storia, recitazione stellare, animazioni facciali fantastiche e gameplay solido. Perché le persone non giocano ai videogiochi solo perché gli piacciono, e non la smettono di comportarsi come coglioni sentenziosi che credono di essere migliori di qualcun altro per via della piattaforma che possiedono? Ora vado a giocare a dei videogiochi e a passare la serata divertendomi, dopo un lungo giorno di scuola. Ci si vede.

 

Un uomo ha il diritto di sognare. 

 

console war is over

That time will come
One day you’ll see
When we can all be friends…

 

 

Come è cambiato NeoGAF, dai forum di IGN.com

Non so quanti di voi sappiano cos’è NeoGAF, ma questo commento lo spiega abbastanza approfonditamente. In particolare, evidenzia come nel tempo sia passato dall’essere un forum incentrato sull’indagine di tipo giornalistico ad un’enorme cassa di risonanza per fanboy e persone in cerca di qualcosa da odiare.

 

Il commento:

Quando ci postavo regolarmente, dagli albori di NeoGAF fino a circa quando si è separato dal sito Gaming-Age e per un po’ di tempo dopo, i frequentatori assidui lavoravano insieme per riportare le ultime notizie, informazioni relative a videogiochi, compilare dati di vendita e postare informazioni basate su fatti e fonti. Era strettamente moderato, nel senso che non erano permessi molto trolling, post senza senso e che erano incoraggiate le discussioni basate su fatti e logica, senza insultarsi a vicenda. I fatti sconfiggevano i luoghi comuni. Le fonti dovevano essere legittime ed ufficiali. C’erano tante discussioni a tema tecnico. Anche il trollaggio palese era scoraggiato, incluso quel tipo di aggregazione evidentemente di parte per offendere qualcosa, che oggi avviene in un sacco di thread su Xbox One.

Anche se le notizie arrivano ancora, i thread ufficiali sui giochi sono ancora carini e così un altro paio di aree, sono cambiate un sacco di cose. È triste vederlo trasformato in qualcosa di molto diverso, e le regole da me precedentemente elencate non valgono più nel grosso dei casi. Ora è tutto molto più a discrezione dei moderatori, invece che basato su regole e una filosofia comune. I poster non si preoccupano più di postare con integrità. I moderatori hanno iniziato a comportarsi sempre più da stronzi e da arroganti nel corso degli anni. Non è così raro che qualcuno venga bannato su impeto della folla o per scherzo. Qualcuno è di parte. Uno di loro è stato degradato perché modificava di nascosto i propri post per vincere delle discussioni e poi negava tutto, ma onestamente non credo neanche che fosse uno dei più delinquenti. I peggiori sono quelli che non si fanno scoprire. La reputazione ha dato loro alla testa, e intanto la qualità è andata sempre più giù. Ma il problema più pericoloso è che NeoGAF ha guadagnato abbastanza credibilità che alcuni siti iniziano ad usare informazioni postate su di esso come notizie. Sfortunatamente, gli standard che lo avevano fatto crescere ormai sono caduti. Fonti interne sono spesso prese in parola sulla fiducia, con nessuno a parte i moderatori in grado di controllare la loro identità. Altre volte conclusioni a cui è arrivata la community si diffondono come fatti auto-confermati. Dei fatti vengono ignorati o come minimo trascurati, quando fa comodo per dire quello che si vuole dire, e i moderatori non fanno nessuno sforzo per farlo emergere e mettere un freno all’ignoranza, come facevano invece una volta. Perché lo facevano, una volta.

Per darvi un’idea posso farvi un esempio della differenza nelle conversazioni di allora e di oggi: immaginatevi per esempio che Microsoft decida di annunciare il cloud gaming per la propria nuova generazione di console.

Neogaf del 2001: “Come funzionerà? Che requisiti avrà? Che livello di banda sarà necessario? Quale tipo di codice si può, in teoria, scaricare sui server? Che tipo di hardware c’è in Azure? Che capacità ha? Che tipo di processore può trarre vantaggio da tutto questo?”

Neogaf del 2013: “Il cloud è una cazzata pubblicitaria. Non ha senso. AHAHAHAHA magic cloud dog.gif. [su NeoGAF spesso utenti scrivono la descrizione di una gif che non esiste, suggerendone implicitamente la creazione da parte di qualcuno]

Nel 2001 i poster del 2013 sarebbero stati colpiti pesantemente col ban hammer. Ora è considerato “un thread di successo”. Immagino che il proprietario si sia reso conto che così si fanno più soldi e si fanno tornare più membri con frequenza giornaliera, per partecipare ai raduni delle lagnanze.

Spero che questo chiarisca la situazione.

 

Decisamente la chiarisce.

 

IGN defeats IGN Kaz

Questa comunque non era male. Cortesia di The Last Guardian e IGN.

 

 

I videogiochi sono una forma d’arte particolare, da Eurogamer.net

Un argomento che quasi nessuno tratta, primi su tutti i giornali, e su cui questa persona dimostra una notevole oculatezza: cosa definisce i videogiochi come forma d’arte, e cosa è solo una sovrastruttura, che pure trae in inganno i più.

 

Il commento:

I videogiochi meritano certamente attenzione critica, ma spero che non si crei mai la “torre d’avorio” del pensiero critico accademico che esiste in letteratura, cinema e musica. Francamente, il grosso di quello che si fa in quelle sfere è trovare significati dove non ce ne sono e poi rivestirli con una patina elitaria, in modo che se non sei d’accordo con i loro metodi o le loro conclusioni o “non lo capisci” vuol dire che non sei abbastanza intelligente, e che avresti davvero dovuto restare al college per prendere quel dottorato in non-film finto-marxisti degli anni 50.

Per la stragrande maggioranza di noi, l’intrattenimento è per intrattenerci, e non è particolarmente migliorato dalla critica accademica. In più i videogiochi non hanno bisogno di essere difesi da degli accademici perché sia accettato che gli adulti li giochino. Non hanno bisogno di una giustificazione per esistere come medium legittimo. Non ne hanno mai avuto bisogno. Né ne hanno i libri, i film, la musica, i fumetti o qualsiasi altro medium che alla gente piace. Sì, la critica può essere molto interessante, e non ce l’ho affatto quelli che la praticano, ma non è importante con la “i” maiuscola. Non è “l’ultimo passo” che dobbiamo fare.

Per finire, una gran parte del pensiero critico sui videogiochi è basato sull’analisi della narrazione, del tono o del tema, quando quello che importa davvero in un videogioco sono le meccaniche di gioco. La correlazione tra il premere un tasto e vedere una reazione sul monitor, e le meccaniche di gameplay e di meta-gioco più ampie che da esso si vanno a formare.

Così spesso gli accademici giudicano i giochi definendoli “infantili” o “adolescenziali”. Non capiscono cosa importa davvero – quella roba è soltanto la cornice attraverso cui si vive il “gioco”, e in quanto tale molto raramente importa se raggiunge o no il livello di quello che offrono i film o la letteratura.

Per fare un esempio, non sopporto le visioni sul complesso militare-industriale pro-Marines di Call of Duty, ma quando gioco il multiplayer non importa veramente. Dopo un’ora perdo automaticamente di vista quell’aspetto e mi perdo nel gameplay, ed è quello che giudico. Reattività, bilanciamento delle armi, level design, sistema di esperienza e meta-gioco. QUESTA è la forma d’arte. Ed È una forma d’arte. Non perdiamola di vista.

 

Questa la dedicherei ai giornali che fanno finta di credere che il livello successivo per i videogiochi sia porsi problemi del tipo se la presenza o no di una donna in un tale gioco è sintomo di sessismo o se il fatto che in un titolo ambientato in Africa i nemici siano praticamente tutti di colore è razzismo. Ed Eurogamer.net stesso è piuttosto in alto nella lista.

 

Unreal Tournament Wallpaper

Mi dispiace, Unreal Tournament, avrai anche una delle meccaniche FPS migliori della storia, ma sei palesemente troppo sessista per venire preso seriamente come videogioco.

 

 

Siamo onesti su CoD, da IGN.com

Quante volte ce la si prende con CoD su internet, chiamandolo in tutti i modi possibili ed immaginabili? Qualcuno fa la voce della verità, ogni tanto.

 

Il commento:

Il fatto è che CoD non fa schifo. È solo popolare, e varia poco ad ogni titolo successivo – cioè li milka – ma infrange comunque dei record, e questo fa incazzare internet. Non credo che nessuno possa dire in tutta onestà che il gameplay e il multiplayer di Call of Duty “facciano schifo”.

 

Io gioco per buona parte a giochi che fanno schifo (per puro dovere di cronaca, non CoD). Lo ha detto internet.

 

Call of Duty Ghosts - Riley

Come si fa a non adorarlo?

 

 

Rome 2 e le sue espansioni, da Eurogamer.net

Rome 2. Da dove cominciare. Suppongo che vi sia almeno giunta una vaga voce dello stato in cui è stato lanciato nel settembre 2013, e sì, era veramente un disastro come lo si dipinge. Che The Creative Assembly sia andata in costante calando come qualità al lancio dei propri titoli, e più in generale come politiche nei confronti degli utenti, oggi è abbastanza scontato dirlo. Quindi non lo dico, e vi lascio a questa interessante considerazione.

 

Il commento:

Eccovi un po’ di storia dei Total War: Viking Invasion uscì 5 mesi dopo Medieval 1, ma questo era quando la mappa della campagna era solo poco più complicata di un tavolo da Risiko. Per quanto riguarda i giochi col nuovo stile, in cui le unità si muovono liberamente e serve molto più lavoro in generale per la mappa della campagna, ecco quanto ci hanno messo a far uscire la prima espansione per i loro giochi:

Rome 1 – Barbarian Invasion 12 mesi dopo l’uscita
Medieval 2 – Kingdoms 11 mesi
Empire – Warpath 6 mesi
Napoleon – Peninsular Campaign 5 mesi
Shogun 2 – Rise of the Samurai 6 mesi

Ora con Rome 2 siamo scesi a 3 mesi. Ovviamente un po’ ha senso, se si pensa a come i DLC tendano a diventare più piccoli e più frequenti rispetto al 2002 o persino il 2006, ma, considerando affermazioni da parte di Creative Assembly del tipo “se avete un problema è assolutamente inaccettabile e molto importante per noi; sappiate che stiamo impiegando tutto la nostra forza di sviluppo per risolvere i problemi emersi”, mi sembra probabile che fosse in lavorazione già allora, oppure questa nuova campagna dovrebbe essere il prodotto di circa 6 settimane di lavoro.

La regola che ho sentito da molti era “i Total War sono finiti e vale la pena comparli quando esce la prima espansione”. Quindi stavolta stranno buttando fuori la prima espansione tanto prematuramente quanto hanno fatto col gioco completo?

 

La risposta veloce credo sia “sì”. Quella lunga è che per quanto Rome 2 sia migliorato dal lancio la perfezione tecnica ancora non mi risulta l’abbia raggiunta neppure adesso.

 

Rome 2 campaign map bug

Vai con la scala delle texture, CA.

 

 

Anche questa puntata finisce qui, ma non disperate, domenica prossima ne arriverà un’altra. Se qualcuno non ci fa causa prima.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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