Il momento è finalmente giunto, abbiamo avuto modo di provare la versione definitiva di Battlefield 1, la nuova fatica di DICE. Dopo l’ottima esperienza dell’ open beta che ci aveva lasciati davvero entusiasti, l’attesa fino al 21 ottobre è stata estenuante. Se da un lato avevamo ormai la certezza che il comparto multiplayer sarebbe stato per l’ennesima volta solido e divertente, dall’altra prevaleva un misto di curiosità e scetticismo per quella che poteva essere la componente offline del titolo che, come è risaputo, risulta sempre essere il tallone d’Achille per i capitoli della saga. Battlefield 1 si propone dunque come nuovo inizio: abbandonato il trend odierno degli FPS ambientati nel futuro,si ritorna alle origini, o meglio, le si precede, immergendosi completamente in uno dei conflitti più macabramente affascinanti e “snobbati” dal punto di vista videoludico. Le premesse per un gran titolo c’erano tutte, e non siamo stati delusi…

 

Morire, non ripiegare!

Dal punto di vista videoludico la Prima Guerra Mondiale non ha mai riscosso grande successo. Da sempre le è stata preferita se Seconda, principalmente perchè più dinamica e adattabile a un media videoludico che si basa fondamentalmente sull’intrattenimento e sul divertimento del giocatore. Siamo tutti d’accordo nel dire che attendere in una trincea scavata nel fango la propria morte, magari poco più che ventenni, sia la cosa più lontana al mondo dal divertimento, e proprio per questo una trasposizione degli eventi che hanno devastato l’Europa nei primi anni del XX Secolo è stata a lungo evitata. I ragazzi di DICE hanno però coraggiosamente deciso di “osare l’inosabile” e proporci Battlefield 1, probabilmente il primo titolo AAA a ispirarsi al conflitto del 15-18.

La componente offline consta di una campagna articolata in 6 storie separate e autoconclusive giocabili, tranne per la prima, nell’ordine in cui si preferisce. Il Primo Conflitto Mondiale ci viene quindi narrato da 6 diversi narratori, ciascuno impegnato su diversi campi di battaglia: passiamo infatti dalle rovine del fronte Occidentale, alle dune del Deserto del Sinai per poi tornare sulle Dolomiti italiane o i cieli Inglesi. La durata di ciascuna Storia è davvero breve, se si conta che per completarle tutte a livello normale non si impiegheranno più di 5-6 ore. Inoltre non si riesce a non notare come ciascuna di esse non risulti essere altro che una sorta di maestoso tutorial in incognito, complice un’IA totalmente imbalsamata e la quasi perenne assenza di “compagni” che ci facciano sentire un po’ meno soli sul campo di battaglia.

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Uno dei maggiori difetti che personalmente ho riscontrato durante la mia avventura nella campagna di Battlefield 1 è proprio la mancanza dell’epicità e coinvolgimento che contraddistinguono invece la componente multiplayer: molto, troppo spesso infatti saremmo messi nella condizione di dover affrontare interi battaglioni di nemici in solitaria, spesso dovendo favorire lo stealth all’approccio diretto, il che stona davvero con ciò che ci aspettavamo e ciò che uno sparatutto in prima persona dovrebbe proporre. Ciò che ci aspettavamo e che ci aveva fatto ben sperare riguardo il proseguimento della storia, è proprio la prima missione, in cui impersoneremo diversi membri degli Harlem Hellfighters in un disperato tentativo di difesa della posizione sul fronte Occidentale. La sensazione che si ha in questa prima parte dell’avventura, nonostante il pesante scripting degli eventi, è proprio quello di essere immersi totalmente all’interno di una vera battaglia, con vere e proprie orde di nemici che assalgono la nostra posizione, con compagni che cadono senza vita al nostro fianco, con le munizioni che inesorabilmente finiscono e ci costringono ad usare coltelli o pale per difenderci fino all’ultimo respiro. Una volta terminata questa breve missione però, il gioco prende tutta un’altra piega e si trasforma in tutt’altro, un gioco perlopiù stealth in cui dovremo conquistare obiettivi, assassinare dei comandanti o semplicemente recuperare dei pezzi di ricambio per un carrarmato, tutto completamente da soli, come ci si aspetterebbe da un gioco di avventura stealth, non proprio da un FPS.

Certo non mancano momenti più emozionanti, come la disperata ricerca di un Ardito del proprio fratello sulle cime del Grappa o le intense dogfights contro i caccia tedeschi nei cieli francesi, e  ma il tutto non basta a migliorare la mediocrità che contraddistingue la maggior parte dell’esperienza single player.

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They push. We push.

Passando ora alla componente multiplayer dobbiamo fare una premessa: molti si sono lamentati del titolo in quanto la maggior parte delle meccaniche e il feeling del gameplay è sostanzialmente rimasto lo stesso rispetto ai capitoli precedenti della saga, ambientati in uno scenario contemporaneo. Come avevamo già detto quando affrontammo la stessa tematica dopo l’open beta, però, rivoluzionare sia ambientazione che stile di gioco sarebbe stata davvero una mossa troppo azzardata per DICE. Da sempre la fortuna del multiplayer di Battlefield sta nell’esperta miscela tra realismo e azione che riesce a garantire ore e ore di divertimento nonostante le numerose morti che si subiscono sul campo di battaglia. Ora, se è vero che forse un ritmo leggermente più lento sarebbe stato preferibile a quello (forse troppo) forsennato di Battlefield 1, è altresì vero che ricalcare in maniera totalmente fedele la guerra di trincea avrebbe reso il titolo troppo di nicchia rispetto alle ovvie aspettative del publisher, EA. In sostanza le critiche sono abbastanza infondate: Battlefield rimarrà sempre Battlefield, non snaturerà le sue meccaniche vincenti.

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Detto ciò il multiplayer, di cui avevamo avuto un assaggio durante l’open beta, ha totalmente soddisfatto le nostre aspettative, regalandoci scontri intensi, coinvolgenti ed emozionanti. Le modalità di gioco sono perlopiù le stesse dei capitoli precedenti con le classiche Conquista e Corsa a farla da padrone, oltre a Deathmatch a Squadre e Dominio. Due le novità: Piccioni di Guerra, una variante molto interessante di Cattura la Bandiera in cui le due fazioni dovranno riuscire a catturare dei piccioni viaggiatori e riuscire a spedire dei messaggi per guadagnare punti; e Operazioni, una modalità davvero maestosa in cui i due schieramenti da 64 giocatori ciascuno si affrontano in una lunghissima battaglia che li vedrà scontrarsi per il controllo di diversi obiettivi su mappe consecutive. Menzione d’onore per questa modalità che risulta essere veramente ben studiata e appassionante, facendoci assaporare davvero cosa volesse dire conquistare qualche metro di terra durante le offensive. Le mappe, nove, suppliscono al loro modesto numero con l’ampiezza e la complessità nonchè al design meraviglioso che le contraddistingue. Le ambientazioni sono le stesse che abbiamo avuto modo di provare durante la campagna, con la differenza che questa volta saranno letteralmente devastate e modificate dall’incessante martellare dell’artiglieria. La distruzione e modifica ambientale raggiunge massimi livelli che non provavamo dai tempi di Bad Company e, unita al meteo dinamico, regala partite sempre diverse e imprevedibili. Ecco che quindi le pendici del Monte Grappa si riempono di crateri, i claustrofobici sentieri della Foresta delle Ardenne brulicano di cadaveri, della cittadina di Amiens non restano che cumuli di macerie.

Per quanto riguarda gli armamenti invece, DICE ha mantenuto le 4 classi standard: Assalto, Medico, Supporto e Scout. Ciascuna di esse gode di particolari equipaggiamenti il cui bilanciamento sarà fondamentale per la sopravvivenza della squadra. Il numero di armi è sicuramente ridotto rispetto ai capitoli precedenti, ma a questo supplisce la presenza di nuove classi esclusive, selezionabili qualora decidiate di respawnare all’interno di veicoli: il pilota di aerei o il carrista. Inoltre durante la partita appariranno all’interno della mappa delle classi di elitè, ovvero il Fiammere, equipaggiato di lanciafiamme, la Sentinella, dotata di un’armatura possente e di una mitragliatrice pesante e infine il Cacciatore di Carri, micidiale distruttore di mezzi corazzati. Queste classi sono in grado di ribaltare le sorti della partita, così come i Behemot, mezzi pesanti come lo Zeppelin, il Treno corazzato o la Cannoniera che vengono concessi alla squadra che sta perdendo per ottenere un sonoro vantaggio sulla fazione nemica. Altri numerosi mezzi sono inoltre presenti normalmente sulla mappa di gioco, come carri leggeri o pesanti, aerei, auto corazzate e addirittura cavalli. Completano l’arsenale le postazioni fisse di mitragliatrici e cannoni che possono offrire potenti bocche di fuoco alle squadre che riusciranno a impossessarsene.

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Tecnicamente parlando…

Il titolo è stato testato sulla seguente configurazione:

  • GPU Nvidia GTX 970 4Gb
  • Processore Intel i5 6500 @ 3.2 GHz
  • RAM 8GB DDR4
  • Risoluzione FullHD
  • Settaggi Max

Battlefield 1 è uno spettacolo grafico. Il Frostbyte, complice l’abilità degli sviluppatori, compie prodigi e ci regala forse uno degli FPS graficamente più belli di sempre. Tutto è curato nei minimi dettagli e la superba ottimizzazioni permette di non scendere mai sotto i 70fps anche nei momenti più concitati di una battaglia multiplayer. Per chi poi ha la fortuna di poterselo giocare in 4k…

Anche dal punto di vista sonoro siamo rimasti veramente colpiti non solo dalle composizioni orchestrali che ci accompagnano senza mai stancare durante le attese (piuttosto lunghe) per accedere in partita, ma anche della cura maniacale per gli effetti sonori, da quelli delle armi, riconoscibili una a una e che variano dinamicamente in base al luogo in cui vengono utilizzate, alle urla dei soldati o il rombo dei motori. Grafica e sonoro perfetti riescono quindi a regalare un’esperienza davvero unica nel panorama degli FPS attuali, stabilendo nuovi standard qualitativi per gli anni che verranno.

Il titolo non è però esente da difetti: se dal punto di vista del net-code non sembrano esserci sostanziali problemi (anche il giorno del lancio siamo riusciti a giocare perfettamente), lo stesso non si può dire delle hitbox, ancora imprecise, qualche compenetrazione poligonale di troppo nonchè qualche bug che ci ha costretto a riavviare alcune missioni durante la campagna.

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Il commento di Lorenzo Agonigi

Battlefield 1 stabilisce nuovi standard qualitativi nel panorama FPS moderno. Se da una parte DICE non riesce ancora a proporci un single-player appassionante e memorabile, riesce sicuramente a farsi perdonare costruendo un multiplayer solido ed estremamente divertente. L'ambientazione, azzeccatissima, è ricreata con estrema dovizia nei particolari e, anche se il titolo non è accurato dal punto di vista storico/tattico, riesce benissimo a farci respirare la polvere da sparo e il tanfo del fango della trincea. Ad un'impalcatura ormai collaudata sono bastate poche implementazioni ben studiate per proporre un titolo che possiamo tranquillamente definire tra i migliori della saga e che sicuramente ci intratterrà per molto tempo. Menzione d'onore per il comparto tecnico, con una grafica spacca-mascella (che, diciamocelo, fa sempre la sua figura) e un sonoro davvero magistrale e accurato. Non vogliamo sbilanciarci ma quest'anno il confronto con Call of Duty sembra davvero impari.

8.5
GAMEPLAY
E' il Battlefield che tutti conosciamo, con qualche ben studiata innovazione. Squadra che vince non si cambia
8
COINVOLGIMENTO
La campagna annoia, è vero, ma una volta entrati in una partita multigiocatore non riuscirete a staccarvi dallo schermo
8
LONGEVITÀ
La campagna dura poco, troppo poco (menomale). D'altro canto il multiplayer è potenzialmente infinito.
10
GRAFICA
Capolavoro grafico, nessuna obiezione.
9
SONORO
Un lavoro a regola d'arte, peccato per il doppiaggio italiano, svogliato
0.5
MALUS
La campagna poteva davvero essere fatta meglio
8.7 MEDIA - 0.5 MALUS = 8.2 TOTALE
  • Multiplayer immersivo e estremamente adrenalinico
  • Grafica e sonoro mozzafiato
  • Ambientazione unica nel panorama videoludico odierno
  • Campagna scialba e poco longeva
  • Qualche difetto tecnico per il comparto multiplayer

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