Diciamo sempre che "da fuori" hanno una visione distorta del mondo dei videogiochi, ma penso possa valere anche il discorso opposto

Parte del mio “lavoro” di giornalista consiste non solo nel cercare continuamente online possibili novità o notizie da pubblicare, ma spesso anche di controllare le sezioni dei commenti dei suddetti articoli per raccogliere spunti o domande interessanti sollevati da qualcuno per cercare di vedere la questione da più punti di vista possibile.

Non lo nego, certe volte ho avuto delle vere e proprie rivelazioni leggendo cose scritte da utenti comuni, come me e tutti voi. Nel grosso dei casi però – purtroppo – sono costretto a sorbirmi ancora e ancora e ancora sempre le stesse frasi fatte valide per tutte le stagioni, usate per provocare qualcuno o più raramente per calmare le acque. Non ho nulla contro le idee diffuse, a patto che siano almeno un po’ sensate. Quelle che vedrete qui sotto, per me, decisamente non lo sono.

 

Ho deciso di scrivere questa pagina per offrire a chiunque vorrà leggerla nuovi spunti su argomentazioni secondo me così tanto riciclate che non ci si ragiona neppure più su quando le si ripete, convinti che abbiano senso a prescindere solo perché le si ha viste usare un’infinità di volte.

Forse qualcuno si arrabbierà. È assolutamente vostro diritto farlo. Vi prego solo di mantenere un dialogo costruttivo; essere smentiti non è motivo per vergognarsi, a patto che si sappia argomentare il proprio pensiero. Possiamo anche andarcene con idee diverse senza che uno di noi debba essere o anche solo fare la figura del cretino.

 

Queste non sono tutte le frasi a cui avrei voluto controbattere, ma sono quelle che vogliono avere una validità più generale, perché trattano argomenti economici molto basilari e difficilmente discutibili, e a cui quindi è più facile ribattere con argomentazioni a loro volta con una validità generale. Forse un giorno farò un post anche col resto, ma non oggi.

 

 

  • “Le console stanno per sparire, questa è l’ultima generazione. Il PC prenderà il loro posto definitivamente”

Consiglio in assoluta amicizia e senza vene sarcastiche a chi ha pensato seriamente questa frase anche solo una volta di non fidarsi a lanciarsi in speculazioni di mercato.

Questa idea completamente aleatoria deriva dalla convinzione, più ampia ma non meno infondata, che la (presunta) qualità finale fornita dal prodotto corrisponda al suo successo commerciale in termini di introiti per chi lo produce e chi ci investe. Questa cosa è sbagliata senza appello per due, fondamentali ragioni: la questione del cosiddetto rapporto “prezzo/prestazioni” e la percezione soggettiva della qualità.

Il primo punto si spiega abbastanza da solo: non tutti compreranno la cosa che funziona meglio in valore assoluto, perché molti terranno conto anche dei costi delle varie alternative sul mercato. La dimostrazione è empirica: se questo non fosse vero, tutti girerebbero con delle Lamborghini o delle Ferrari, nessuno avrebbe una Panda o una Punto. Non so voi, ma io in giro vedo molte più Panda che Ferrari.

Il secondo punto, se ci si pensa un attimo, è altrettanto ovvio. L’essere umano non è un calcolatore, non compie solo scelte completamente “razionali” in base a dati analitici. Se così non fosse non esisterebbero le pubblicità, per esempio. E, in un settore volubile e irrazionale come quello dell’intrattenimento, questo discorso vale dieci volte tanto. Motivo per cui, alla fine, i dati di vendita e le analisi di mercato hanno l’ultima parola in quanto ad argomento di previsioni.

 

  • “Questo sito falsa le recensioni dando voti esageratamente (alti/bassi) a tutti i giochi di quella (azienda/console) perché viene pagato per farlo (dall’azienda stessa/da qualche azienda concorrente)”

Beata ignoranza. È esattamente il contrario, sei caduto nella trappola: scrivendo quel commento su quel sito TU lo stai finanziando.

Prendere soldi per false recensioni è probabilmente un reato in quasi tutti i paesi del mondo, e se venisse scoperto un reale caso del genere il sito chiuderebbe in 24 ore, sommerso dalle denunce delle autorità di controllo e da tutte le altre aziende in qualche modo “vittime” di quanto successo, il suo direttore finirebbe in galera (ok, magari non Italia, ma comunque…) e molti dei giornalisti rischierebbero lo stesso. Semplicemente, non conviene. C’è un modo molto più facile e a rischio zero per guadagnare, forse anche di più che con una mazzetta: scatenare una controversia.

Il sistema pubblicitario di internet, da qualsiasi azienda o ente provenga la pubblicità, paga in base alla quantità, non alla qualità. Se si mette la pubblicità in una pagina che riceve 200 visite e 3 commenti di apprezzamento si guadagnerà esattamente un centesimo rispetto al metterla in una con 20’000 visualizzazioni e 300 commenti di insulti. Avere un’utenza estremizzata ed immatura rende quasi sempre più che avere utenti pacati e discreti, perché ogni battibecco che scoppia dà vita a commenti (che generalmente procurano soldi per i banner pubblicitari), e a loro volta le discussioni attirano visite e altri commenti, che portano sempre più soldi a chi il sito lo detiene e a cui molto probabilmente se è meglio quella o questa console o se quel gioco è meglio di quell’altro non gliene frega un accidenti di nulla.

Se guardate le cose da questo punto di vista vi renderete conto del perché diversi siti, principalmente i minori (e quindi anche alcuni siti italiani “medi” per i nostri standard), non fanno nulla per calmare le polemiche o essere diplomatici, ma al contrario pubblicano articoli, recensioni o notizie scritte apposta per dare adito a dubbi e quindi far nascere discussioni subito sotto. Non voglio dire che tutti i siti lo facciano e non sto criticando il “sistema” (grazie al quale anche noi, tra l’altro, stiamo in qualche modo in piedi, e coi cui soldi abbiamo potuto pubblicizzarci e forse portarvi fino a questo articolo), ma se sentite odore di qualcosa in mala fede e non volete alimentare tutto questo semplicemente non aprite la pagina. Invece che lamentarvi con gli altri utenti, quasi sicuramente “vittime” di questo meccanismo, finanziate con la vostra attenzioni i giornali che ritenete di qualità e lasciate nel silenzio e nell’oblio i giornalai strilloni.

 

  • “La concorrenza fa bene all’industria, per cui spero che tutte le piattaforme vendano bene”

Qui siamo sulla soglia del paradosso logico.

Soffermiamoci un attimo sul significato del termine “concorrenza commerciale”: è quando più aziende hanno la possibilità e il diritto di concorrere in un unico settore, in modo da fornire all’utente una maggiore gamma di scelta e di fargli preferire il prodotto che vuole.

Ora, se più aziende, giustamente, mettono sul mercato prodotti diversi perché ne hanno la possibilità e il diritto, seguendo la logica della concorrenza commerciale io personalmente mi auguro che prevalgano le aziende con un modello e che producono un prodotto che mi ispira fiducia. Attenzione: non ho detto “andrò in giro ovunque a gridare che quell’azienda deve distruggere le altre”, io intendo “spererò che quel modello che a me piace prevalga e decida la linea per futuri eventuali prodotti concorrenti, e voterò col mio dollaro per far sì che accada”.

Il senso della concorrenza è di permettere al migliore di prevalere, non di garantire a tutti equilibrio, e sperare che l’equilibrio rimanga perfettamente inalterato dovrebbe essere la scelta logica solo se piacciono tutti i prodotti e i modelli, non solo uno. Se anche un’azienda dovesse “mollare” non preoccupatevi, ne arriverà presto un’altra. È già successo tante volte, la concorrenza funziona così. Concorrenza vuol dire “il peggiore fuori, dentro il prossimo a provarci”, non “per favore non toccate nulla o chissà che succede”.

Ancora una volta, non ho detto che questo è il modello da preferire, chi vuole è libero di essere di vedute più “immobiliste”. Ma non citi la concorrenza per giustificare la propria opinione.

 

 

Per oggi ho finito. Spero di avere offerto degli spunti interessanti a qualcuno di voi, e se ovviamente avete qualcosa da chiedere o da farmi notare sono a vostra disposizione.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

2 Responses to “Alcuni luoghi comuni dalle discussioni sui videogiochi: tema economia”

  1. […] Se leggete quello che scrivo da un po’ saprete che spesso ho pesantemente contestato i “flussi spontanei” che si generano su internet. Quelli per cui all’improvviso è fondamentale che tutti i giochi siano originali, o che fanno criticare a tutti la grafica di un gioco senza neanche guardarla, o che più in generale danno la precedenza alle frasi fatte piuttosto che al buon senso. […]

  2. […] paio di settimane fa ho pubblicato una prima parte di questo strano speciale scaturito dalla mia mente malata e dal mio odio represso per le banalità […]

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