Il quadro si fa sempre più inatteso

Si era detto che a Tokyo Sony avrebbe presentato un visore simile a Oculus Rift, ma non è successo. Si era parlato di The Last Guardian, che ovviamente però non è saltato fuori. Si era sentita ogni possibile ipotesi, ma nessuno, davvero nessuno, avrebbe fatto un pronostico del genere.

Il nuovo gioco di Capcom in esclusiva per PlayStation 4, Deep Down, sarà a pieno titolo un Free to Play. Lo ha detto Yoshinori Ono in giapponese, e lo ha confermato Yoshida in inglese:

Deep Down Free to Play tweet Yoshida

La notizia ha preso di sorpresa tutti, e le reazioni di primo acchito sono state le più disparate, ma cerchiamo di ragionare a mente fredda su cosa questo significa realmente.

 

In primo luogo, ovviamente, chiunque possieda una PS4 potrà giocare a Deep Down gratuitamente tutto il tempo che vuole. Secondo, cosa che in pochi hanno avuto la premura di ricordare ma che non sottovaluterei per niente, sarà possibile giocare online a Deep Down senza dover avere un account PSN Plus, necessario invece per tutti i giochi acquistati.

E questi sono ovviamente punti a favore. È comunque impossibile che il gioco sia al 100% gratuito, perché gli sviluppatori di aria non vivono, quindi verrà per forza introdotto un qualche sistema di pagamento opzionale. Le possibilità sono due, e non si escludono a vicenda: micro-transazioni e DLC.

La seconda è di sicuro la più auspicabile se maggioritaria o unica, perché significherebbe che l’esperienza base di gioco sarebbe completa, totalmente gratuita e assolutamente identica per tutti, e che sarebbe possibile pagare, volendo, cifre aggiuntive per ampliare il gioco, che farebbero proprio alla peggio circa alla pari con un acquisto in negozio classico a monte.

La prima, che però purtroppo è quasi impossibile che manchi, è un grande azzardo. Non si è capita ancora completamente la natura e la struttura del gioco, ma da quel che ricordo durante il gameplay in diretta del 9 settembre si vedeva il personaggio aprire un forziere e trovare delle armi; se quindi esistono delle micro-transazioni è evidente che non sarebbero l’unico modo per ottenere nuovo equipaggiamento, e a questo punto tutto è riposto nel bilanciamento scelto: il gioco è tarato per essere finibile e basta, con le transazioni per i più pigri o per i meno abili (vedi Dead Space 3), o senza diventa quasi impossibile andare avanti? O, cosa che veramente ucciderebbe il titolo, c’è una sorta di cooldown per giocare nei dungeon che obbliga a pagare periodicamente o a vedersi limitato il tempo di gioco a disposizione?

Se ci chiediamo perché la cosa sia saltata fuori così all’improvviso e senza preavviso, senza essere stata in nessun modo pubblicizzata né ancora veramente chiarita, credo siano tre i fattori che possono avere portato a questo, non so in che misura presenti o influenti. Primo, si sapeva che la parola “free to play” avrebbe fatto paura a molti a prescindere. Secondo, non ci sono tante buone notizie in arrivo. Terzo, si sta ancora valutando la situazione in base alla risposta dell’utenza – che è stata chiarissima, da parte sua.

 

Queste sono le possibilità che realisticamente vedo nel futuro di Deep Down, ma ora mi piacerebbe anche dire la mia a riguardo.

Capcom è Capcom, questo lo sappiamo; ma Sony è Sony. Un titolo in esclusiva per una sola piattaforma subisce tantissimo l’influenza del padrone di casa, che ha modo di dire la sua su tante cose. Capcom sa perfettamente che la partnership con Sony sul lungo termine, con PS4 che si prospettà l’unica console venduta in Giappone e una possibile vincitrice in Europa e addirittura forse anche in America, è molto più importante di qualche milione di introito, e non può permettersi un flop per ragioni di avidità che rovini l’immagine loro e di PS4, come sta già rischiando di succedere a Crytek e Microsoft con Ryse.

Insomma, Deep Down è un primo banco di prova per la Capcom della nuova generazione: gli sviluppatori sapranno trattenersi per continuare a mangiare discretamente per anni o vorranno a tutti i costi puntare all’abbuffata subito, che rischia di lasciarli a bocca asciutta tanto adesso quanto un domani?

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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