Nessuno si è accorto che già da un po’ di tempo nel mondo videoludico c’è un’inesorabile tendenza ad editare titoli sempre più facili da completare? A nessuno mancano i bei vecchi tempi, quando si restava bloccati per giorni su un punto di un gioco, cercando disperatamente di andare avanti? A nessuno?!

Oggigiorno gli svilippatori prediligono le vendite facili, piuttosto che creare un titolo ricco di qualità, con il quale, dopo una estenuante partita, si tiri un sospiro di soddisfazione. Inoltre le persone che giocano ai videogames sono, anzitutto, notevolmente aumentate e hanno sempre meno voglia di impegnarsi a completare qualcosa: vogliono la pappa bell’e pronta. Insomma non saprei dire quale delle due faccende sia la causa e quale sia l’effetto:
E’ l’industria che avendo cambiato modus operandi attira più utenti?
Oppure è la maggiore affluenza di videogiocatori ad aver dato all’industria motivi per pubblicare giochi troppo semplici?

Un po’ di tempo fa diceva il direttore creativo di Ruffian Games, Billy Thompson: «Devo dire che mi preoccupo perché stiamo cominciando a fare giochi potenzialmente troppo facili da completare. Guardo ancora con nostalgia ai tempi dei primi giochi per Spectrum, che talvolta erano follemente difficili da finire. So che non potremo mai più fare giochi con quel livello di difficoltà. Stiamo puntando a un pubblico molto vasto, e fare giochi molto difficili sarebbe un suicidio commerciale, ma ciò non mi impedisce di desiderare egoisticamente di poter fare un gioco che possa essere genuinamente impegnativo per le persone che l’hanno creato.»

Un videogioco dev’essere un’avventura, qualcosa che ti trasporti, che ti faccia emozionare e non serve altro. Si parla sempre di più di grafica e sonoro mentre si tralascia l’aspetto più importante: il gioco in se stesso. A me –  ma sopratutto a chi prima di me – non sono serviti grandi effetti speciali per diventare un tutt’uno con l’avventura, qualunque essa sia stata.

Ora non voglio certo generalizzare, ci sono anche videogiochi straordinari in circolazione, ma di sicuro qualcosa che non va c’è.

 

 

Mattia Malgarini
Mi chiamo Mattia Malgarini, sono di Milano e sono uno studente di Informatica. Gioco a parecchi tipi di gioco, i generi che preferisco sono RTS e simulativi. L'inizializzazione al gaming è avvenuta con Age of Empire. Wololo!

10 Responses to “E’ tutto fin troppo facile!”

  1. Penso proprio che Daniela abbia riassunto perfettamente il succo del discorso :)

  2. Daniela ha detto:

    Sottoscrivo ogni cosa. Tempo fa ho rispolverato qualche gioco del mio fedele MSX, e devo dire che, anche se ovviamente le mie capacità di videogiocatrice sono aumentate nel corso degli anni, trovo la maggiorparte di quei titoli veramente, VERAMENTE tosti. Vi basti sapere che ancora non ho terminato Titanic, a cui gioco da quando avevo due anni e mezzo. XD
    È vero: da molti il concetto di “divertimento” viene visto come “mi diverto a spaccare tutto e a finire un livello dopo l’altro in modalità invincibile”. Ma io vedo anche la sfida come un divertimento, anzi, come uno degli elementi base che compongono il divertimento fornito da un videogioco. E quindi, tra un titolo e l’altro, tornerò sempre al mio amato/odiato Titanic. ;) Questo comunque non toglie che ogni tanto faccia bene rilassarsi con dei titoli meno impegnativi, eh! L’importante è saper trovare la misura giusta (anche da parte dell’industria videoludica stessa).

  3. Diego ha detto:

    Ultima cosa: mi riferivo ai giochi “di tendenza” ovviamente, il caso dell’indie è a parte.

  4. Sono d’accordo con te Diego. Il mio commento mirava più che altro a puntualizzare il concetto espresso da TheDragon0099.
    Comunque, come dice Zone, di titoli impegnativi ce ne sono, però bisogna andarli un po’ a cercare, in quanto spesso sono poco noti

  5. Diego ha detto:

    Non dico che i giochi debbano essere troppo lunghi o troppo difficili, dico solo che io cerco una sfida che oggi è davvero difficile trovare. Non credo che il livello si sia abbassato perchè noi siamo cresciuti e, anzi, rigiocando titoli di PS1 e 2 li trovo ancora piuttosto impegnativi.

  6. …O forse erano complicatissimi perché noi eravamo piccoli e quindi meno “bravi”…

  7. TheDragon0099 ha detto:

    Già è vero, noto che anche Call Of Duty nelle ultime uscite sta facendo storie che durano poco, almeno questo è quanto so io… Poi resta il fatto che questa è una buona (troppo) strategia per invitare i videogiocatori a comprare le prossime uscite! Mi ricordo i giochi della play 1, erano complicatissimi, vi ricordate???

  8. Giof ha detto:

    Bhe ma non è detto che questo sia necessariamente un male. C’è da considerare che i (grandi) giochi di oggi hanno una durata media che supera le dieci ore di gioco giocate a ritmi spediti. Se l’equilibrio che si è creato con il livello di difficoltà dovesse sbilanciarsi a favore di una difficoltà sempre maggiore, tali ore da 10 diventerebbero 20, da 20, 30 e così via. Devo essere onesto: quando so che il gioco che mi trovo davanti mi impegnerà per molte (molte) ore, tendo sempre a giocarlo con un livello di difficoltà che non supera il normale (almeno in un primo playthrough), per fare in modo che la già considerevole durata del gioco non si dilati ulteriormente.
    La verità, a mio avviso, è che col passare del tempo l’industria si è resa conto che il videogioco deve essere innanzitutto un divertimento, e solo in seconda battuta una sfida. Il videogame troppo difficile non diverte poichè risulta frustrante.
    Correvano i primi anni novanta – l’era delle avventure grafiche – quando una lungimirante Lucas Arts riuscì a guadagnarsi un netto predominio sulla concorrente di sempre Sierra Online, tutto grazie ad una semplice ma fondamentale innovazione: nelle avventure della Lucas Arts, non è possibile morire.

  9. Sparrow ha detto:

    personalmente, quando gioco voglio divertirmi e non è la difficoltà eccessiva ad aiutarmi, anzi, non è affatto divertente restare bloccati sempre nello stesso punto, senza riuscire ad andare avanti.

  10. Zone ha detto:

    Io gioco dal 1998 e posso dire che la differenza, durante gli anni, si sente.
    C’è, di sicuro, un evidente calo generale di difficoltà.
    In moltissimi giochi non si muore neanche una volta o, se succede, non ti senti male nell’aver perso una vita, dato che ne hai infinite e non hai il dovere di salvare la partita.
    Succede davvero con parecchi titoli (uno tra i tanti esempi è Assassin’s Creed) e non credo sia divertente. Credo sia più come vedere un film, certe volte.
    C’è anche da dire, però, che i titoli che ultimamente hanno dato pane per i miei denti ci sono stati. La cosa che fa riflettere è che erano tutti indie, chissà perché…
    I’aumento del pubblico videoludico che rende tutti i giochi molto più “casual”, cinematografici e pomposi è davvero un problema!
    Bell’articolo :)

Lascia un commento