Semplicemente perché alla fine ho scritto tutt’altro (la vera recensione la trovate Qui): si perché pensare di dover dedicare per l’ultima volta un articolo ad un gioco della saga di The Witcher, ed in particolare con protagonista Geralt di Rivia è triste, quasi doloroso; ripercorrere tutte le emozioni che i tre titoli ci hanno regalato in questi anni trasmette davvero un po’ di malinconia e quel nodo alla gola che pochi “eletti” riescono a generare.
“Purtroppo” considerando l’uscita di Cyberpunk 2077 (le virgolette ci sono perché c’è comunque tanto hype verso questa nuova IP) nel 2018, con il relativo periodo di supporto sempre offerto dalla software house polacca, collochiamo l’uscita di un ipotetico The Witcher 4 almeno nel 2021/2022; in più è quasi certo il fatto che nel prossimo The Witcher non ci sarà Geralt come protagonista principale (informazione spesso ribadita da CD Projekt RED nelle varie interviste). Insomma la situazione, per i fan, non è tra le più rosee anche se il successo globale dell’ultimo capitolo offre comunque più di una semplice garanzia.
Terminare l’espansione Blood and Wine, ovviamente dopo aver finito il capitolo principale e la prima espansione, non al 100 % sia chiaro ma con parecchie ore sulle spalle, ha rappresentato per me l’occasione giusta per riflettere sulla qualità “globale” dell’opera e la sensazione provata vi assicuro non è così ricorrente. Volere nuove avventure dopo oltre 100 ore di gioco e praticamente non essere mai annoiati rappresentano e sintetizzano in modo perfetto il giudizio finale. Inoltre valutando le espansioni e a come si incastrino perfettamente nel mondo di gioco, pur non rientrando nella storyline del capitolo principale se non con qualche rimando, fa automaticamente pensare: perché CD Projekt non pubblica un’espansione all’anno, perché Blood and Wine deve essere l’ultima? Insomma non sono pronto ad abbandonare The Witcher ed in particolare non sono pronto a lasciare Geralt.
Sia chiaro sono il primo ad opporsi alle serializzazioni, ed infatti io sto parlando di DLC che potrebbero anche non essere della portata e della complessità dell’ ultimo: magari potrebbero introdurre una mappa più piccola, una storyline più corta o organizzata in episodi, meno quest secondarie, insomma le soluzioni ci sarebbero. E’ ovvio il gameplay non subirebbe alcuna grande modifica, i problemi non verrebbero risolti (anche se a qualcosa si può sempre rimediare, basti pensare all’introduzione in Blood and Wine dell’abilità legata al congelamento) ma in fin dei conti va bene: l’importante è incontrare vecchi amici, fare nuove conoscenze e vivere nuove emozionanti avventure.
Insomma CD Projekt: perché nessun altro è in grado di sviluppare un The Witcher!