Finanziato su Kickstarter, il titolo non sarà finito

Nella giornata di ieri Wim Wouters, co-fondatore di GriN, ha comunicato che il piccolo studio di sviluppo belga ha dovuto fare domanda di fallimento per problemi economici, e che il loro progetto attualmente in sviluppo, Woolfe: The Red Hood Diaries, non sarà finito. Il comunicato è abbastanza lungo, ma la sostanza è un lungo mea culpa per una gestione poco oculata delle risorse a disposizione e molta amarezza per gli scarsi risultati raccolti fino ad ora dal gioco.

 

Woolfe era stato finanziato su Kickstarter, raccogliendo 72’000 dollari a fronte di una richiesta iniziale di 50’000. La prima metà del titolo è già stata pubblicata, ricevendo un responso tendenzialmente negativo della critica e poca attenzione tra il pubblico.

Sembra che ci siano grosse difficoltà anche per inviare le ricompense speciali per i finanziatori su Kickstarter, e probabilmente molti di essi non vedranno mai i bonus per cui hanno pagato:

Le persone che hanno creduto in noi fin dall’inizio? Persone a cui abbiamo anche fatto delle promesse. Persone che abbiamo deluso. Anche peggio… persone a cui non saremo in grado di consegnare tutti gli oggetti per cui hanno pagato.

La cosa folle è che abbiamo il grosso delle nostre ricompense pronte ad essere spedite. Tutti gli sticker e le lettere di arruolamento hanno solo bisogno di un francobollo. Tutti i poster sono stampati, firmati e pronti. L’artbook è pronto ad essere stampato, la colonna sonora è pronta per essere distribuita, la confezione del DVD è pronta per essere prodotta. Ma non abbiamo letteralmente i soldi per comprare neanche i francobolli, figurarsi per stampare l’artbook e le copertine dei DVD.

 

Wouters fa anche sapere che l’IP e gli asset di Woolfe sono in vendita, nell’eventualità qualcun altro volesse provare a terminare il gioco al posto loro. Visto lo scarso successo generale raccolto fino ad ora da esso, comunque, l’eventualità sembra abbastanza remota.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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