Meeting Sony del 20 Febbraio 2013, ora italiana: 24:00. Chiunque in quel momento, appena aperta la finestra per guardare lo streaming in live, si aspettava il grande annuncio.

Era ormai palese: non c’erano più solo rumors, sono iniziate a spuntare foto, disegni, indiscrezioni di membri interni. Nonostante la mole di titoli in uscita, era già chiaro come questa generazione sembrava destinata a terminare a breve. Poi iniziano ad uscire tanti piccoli video, uno dopo l’altro, dove in breve riassumono la storia delle console Sony. Bisognava solo aspettare.

Inizia lo show. Luci spente, megaschermo acceso, dove viene proiettato un filmato. In questo filmato viene ripercorsa ancora una volta la storia di Sony, ma da un punto di vista decisamente diverso. Auto-elogi, in alcune parti, auto-critiche in altre. E poi la voglia di cambiare, di iniziare a fare sul serio.

Sale sul palco quindi Andrew House, presidente di Sony Computer Entertaiment, che ultimamente ha ricevuto la carica di presidente anche per il Sony Entertaiment Network. Solo la sua presenza dovrebbe far già capire dove andranno a parare le cose. Inizia il suo discorso. Sembra lunghissimo, pieno di parole vuote e frasi già fatte. Per la maggior parte delle persone, chiaramente. Tutti non aspettavano altro che l’annuncio arrivasse, che quel tizio smettesse finalmente di parlare e che quella cosa finalmente entrasse in sala.

Le parole di quel tizio però non erano vuote. Innanzitutto sono stati ammessi alcuni errori fatti in passato, non si è cercato di difendersi. Inoltre, si è parlato del giocatore. Il giocatore, esatto, elemento molto spesso sottovalutato dall Sofware House. Generalmente si pensa ai soldi del giocatore, non tanto alla persona che deve spenderli. Questa volta invece si sono basati su di lui, ma soprattutto sulla sua creatività, sul suo modo di vedere le cose. Non solo di un giocatore, di molti giocatori. Sony si è concebtrata sul bisogno di interagire tra i players, di esprimere e condividere le proprie esperienze.

Alla fine, l’annuncio arriva. PlayStation 4 esiste. Ed è anche molto pronta. In sala l’entusiasmo non sembra alle stelle (magari per la recente generazione non proprio esaltante oppure soltano per rimanere un poco distinti), ma nel web è già il finimondo.

Entra Mark Cerny, che introduce subito le caratteristiche dell’Hardware. Anche qui, molta gente sembra soddisfatta, altra no. Le principali lamentele derivano dal fatto che alla fin fine, ai giorni nostri, esistono molti PC di fascia alta a possedere quelle caratteristiche. Va comunque specificato che è il Software a contare, alla fine.

Prima è stata tirata in ballo la creatività dei giocatori. La casa madre vuole spronare il player a prendere parte al gioco stesso. A creare il gioco. A chi, dunque, affidare questo incarico, se non a Media Molecule?

Media Molecule è famosa per aver creato i LittleBig Planet, fin dalla nascita esclusiva Sony. Grazie ad una sontuosa presentazione, questi rgazzi ci mostrano cosa è possibile fare, semplicemene usando uno strumento poco sfruttato dalla casa madre: il Move.

Quando viene però citata la creatività, non ci si riferisce solo a quella del giocatore, ma anche a quella degli sviluppatori stessi. La PS4 a quanto pare sfrutterà una architettura X86, come i PC, permettendo quindi una agevolazione per gli sviluppatori maggiori, ma soprattutto quelli Indie. A dimostrazione di ciò viene anche fatto vedere al pubblico “The Witness”, un gioco apparentemente tanto atipico quanto ambizioso, spuntato però in sordina e con davvero poco supporto già qualche anno fa, ma che qui, a quanto pare, sembra essere riuscito a trovare il proprio ambiente.

Viene subito però fatta notare una cosa: la presenza sempre più marcata del cloud gaming, ed è su questo pedale che Sony premerà il piede, insieme ad un altro, per il resto della conferenza.

Il Cloud Gaming non si è ancora sviluppato del tutto. Le intenzioni di Sony sembravano chiare fin da subito, vista la recente alleanza con Gaikai. Con PS4 è già una realtà. Ecco perchè si può aprire un altro dibattito sui supporti fisici, sul collezionismo e su tutto quello di cui si è già parlato. Le parole non bastano mai. Non si parla più solo di Digital Delivery, quindi di file depositati nella console o qualsiasi dispositivo, ma di titoli salvati nel nostro account online. Questo porta però dei benefici. Si potrà iniziare a giocare subito, come dice Sony. “Immediatezza”, ecco cosa cerca il giocatore. Sarà possibile scaricare soltano una prima parte di un gioco, per entrare direttamente nel vivo, quindi scaricare il resto dopo.

Cos’altro porta di buono il Cloud gaming? Retrocompatibilità. Grazie a questo sistema, sarà dunque possibile giocare a titoli memorabili delle generazioni passate sia su PS3, PS Vita che PS4, ma anche a titoli PS3 su PS4 e Ps Vita. Così altre possbili varianti. Sony è brava a lasciar segnali. Che sia a questo quello che si riferivano i video precedenti la conferenza stessa?

Alla fine, però, è pur sempre solo fumo. Cosa succederà quando i server verranno disattivati, i file cancellati e tutto quanto andrà perduto?

Per il resto della conferenza vengono mostrati i titoli di lancio, come un nuovo Killzone o un nuovo Infamous, o altre nuove IP, tipo Knack, o ancora giochi di cui sapevamo già l’esistenza, come Watch Dogs. Di sicuro quelli ad aver fatto più scalpore sono stati i nuovi motori grafici, che sono riusciti a dimostrare capacità di calcolo in tempo reale davvero alte.

Quando venne però mostrato il controller, balzò subito all’occhio un nuovo tasto. Il tasto “Share”. Ecco dunque l’altro pedale. Ecco allora come tutto si fa più chiaro e le parole di House ritrovano un senso.

Il Social, molto probabilmente, è davvero il futuro dei videogiochi. La gente vuole stare in contatto. L’interesse comune è quello di sapere cosa fanno gli altri. Non tanto per una questione di “mi faccio gli affari tuoi”, piuttosto per sentirsi partecipi, per poter condividere al meglio le proprie passioni.

Su altri sistemi di gioco, specialmente su PC (attraverso piattaforme come Steam), questa cosa esiste già ed è quindi già operativa. E funziona. Sony l’ha capito, ha deciso di ridurre sempre di più la distanza con il computer gaming, non solo in termini di hardware ma anche attraverso i propri servizi online. Dopotutto Andrew House è a capo di Sony Entertaiment Network. Ecco perchè bisognava aspettarselo.

Vogiono quindi che noi, giocatori, interagiamo uno con l’altro. In che modo? Su Steam esiste la condivisione di screenshots: in questo modo chiunque può conoscere l’esperienza di gioco di chiunque, perchè quindi non esserne partecipi per davvero? Oltre alla possibilità di trasmettere non solo in modo registrato, ma anche in live, i propri filmati di gioco (svelata dunque la feature che permetterebbe la registrazione in contemporanea, dovuta soprattutto alla maggiore Ram), si aggiunge la possibilità di “entrare” nella partita altrui, per dare supporto o magari infastidire il proprio amico. In un modo che ricorda un po’ il multiplayer di Dark Souls, per esempio.

Dunque, il social gaming sarà davvero il futuro? Molte aziende e case produttrici basate su quest’ultimo concetto sono però già fallite, avendo basato unicamente il proprio guadagno su una moda passeggera. Un passo del genere da Sony fa però scalpore. Nonostante qualcosa era già stato fatto intendere da avversari come Microsoft, con le features riguardanti i tablet e gli smartphone.

Soltanto il tempo, come al solito, riscirà a cacciare la nebbia. Se il futuro sarà social, allora lo sapremo, perchè verremo aggiornati in “tempo reale”.

Always Connected, se vogliamo citare Watch Dogs.

Jake Joke
Questo utente è troppo pigro o troppo impegnato a giocare per completare il suo profilo.

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