Final Fantasy Type-0 HD (PS4) – Recensione

May the Cristal guide you

A circa 4 anni dalla sua comparsa in Giappone, Final Fantasy Type-0, o Agito XIII che si voglia, fa il suo trionfale (e ritardatario) arrivo anche in Occidente, con una versione rimasterizzata in HD per console current-gen. Il coraggioso spin-off diretto da Hajime Tabata ha ben poco in comune con il tredicesimo capitolo principale della saga, di cui mantiene solo lo scenario, e ci immerge in un mondo scosso da un tragico conflitto, dove morte e brutalità di ogni genere sono all’ordine del giorno. Andiamo a vedere nel dettaglio le qualità e i difetti di Final Fantasy Type-0 HD.

Tempus finis

Attraverso una lunga e magistralmente diretta scena introduttiva, veniamo a conoscenza delle premesse che animano le vicende che andremo a vivere durante il gioco: Orience, il mondo in cui questa fantasia è ambientata, è sull’orlo del collasso: senza alcun preciso motivo, l’Impero Milites, uno dei quattro stati in cui Orience è diviso, invade il Peristilio di Rubrum. Dopo una cruenta battaglia con numerose vittime anche tra i civili, l’Impero Milites sembra avere la meglio grazie a un dispositivo che inibisce il potere del misterioso Cristallo, artefatto in grado di donare poteri magici agli abitanti di Rubrum. Quando tutto sembra ormai perduto fanno la loro comparsa sulla scena i famigerati cadetti della Classe 0, dodici “soldati” speciali che riescono a respingere l’assedio alla capitale di Rubrum e assicurare momentaneamente la ritirata dell’Impero Milites. E a questo punto, dopo diversi e intensi minuti di filmato, che prendiamo finalmente in mano il pad e ci mettiamo al controllo di uno dei 12 (poi 14) cadetti, pronti a dare la vita per la salvezza di Rubrum.

Mano alle armi

Dal punto di vista della trama, Final Fantasy Type-0 HD ha ben poco da eccepire, e riesce a raggiungere vette di epicità (basti pensare al finale) davvero rare nei giochi più moderni. Sebbene il gioco richieda nella migliore delle ipotesi un paio di run per permettere al giocatore di comprendere al meglio l’intreccio piuttosto arzigogolato, la maturità e la profondità della sceneggiatura lasciano spazio a ben poche critiche. E’ sorprendente la naturalezza e la crudezza con cui tematiche quali la guerra e la sofferenza vengono trattate, e il tutto non può che farci piacere. Una sorpresa è anche il sistema di combattimento, molto più tendente all’Action che all’RPG. All’inizio di ogni incarico, infatti, avremo la possibilità di scegliere una squadra formata da 3 elementi tra i cadetti, i quali scenderanno in campo come personaggi primari, mentre i restanti resteranno tra le riserve. All’interno del trio comanderemo il capo squadra, facilmente intercambiabile attraverso la pressione di un tasto.

Ogni cadetto è dotato di uno stile di combattimento diverso, come diverse sono le armi di cui ciascuno di essi è dotato: riuscire a gestire la totalità degli stili di combattimento non sarà facile, ma fondamentale per la riuscita di gran parte delle missioni. Ogni personaggio avrà a disposizione un attacco base, due magie o abilità offensive e una elusiva/curativa, che potranno essere potenziate e sviluppate man mano che i personaggi saliranno di livello. Altra mossa fondamentale è la schivata, che richiede tempismo e prontezza di riflessi, proprio come la scelta del momento più adatto per attaccare il nemico, grazie ai Kill Sight e Break Sight, momenti in cui il bersaglio è più vulnerabile e in cui possiamo infliggere danni molto pesanti. Particolare nota di demerito per il sistema di telecamere: pessimo durante le fasi esplorative a causa di un blur eccessivo e di tremolii ingiustificati così come durante i combattimenti, tanto da metterci in difficoltà non poche volte. Riuscire a costruire un trio equilibrato in attacco e in difesa è importantissimo per non trovarsi scoperti in nessuna delle situazioni che le lunghe missioni ci propongono e scordatevi di utilizzare lo stesso trio per l’intera durata del gioco: la morte non è cosi rara durante le missioni e, una volta perduti i vostri elementi “di punta”, sarà difficile rimpiazzarli con cadetti sottolivellati e dei quali non conoscete lo stile di gioco, è pertanto consigliabile di “perdere” qualche ora e allenare (e allenarsi) con tutti i membri della classe 0. La morte, dicevamo, non è rara: Final Fantasy Type-0 HD è un gioco che non fa sconti, affrontare missioni per cui non si è preparati o gettarsi semplicemente nella mischia può portare a risultati disastrosi. Nonostante il suo spirito fortemente action, è un titolo che comunque richiede attività di grinding e utilizzo di strategie di attacco e difesa come un qualsiasi RPG, per evitare sessioni decisamente frustranti.

Qualora non siate proprio in grado di superare un certo ostacolo, però, non temete: potrete facilmente richiedere degli alleati di supporto dall’Akademia, compagni guidati dalla CPU, che sostituiranno i membri della squadra per combattere al vostro fianco. Attenzione però: se da un lato ciò è utile ai fini del completamento della missione, i compagni sostituiti dai rinforzi non guadagneranno esperienza, rimanendo sotto-livellati. Quando siete davvero alle strette, inoltre, i membri della classe Zero hanno un ultimo e devastante asso nella manica: l’utilizzo di un Eidolon, ovvero l’evocazione, a costo della vita di chi la effettua, di un gigantesco “Dio della Guerra” in grado di ribaltare le sorti del combattimento.

Tra i banchi di scuola

In Final Fantasy Type-0 HD c’è sempre qualcosa da fare. Quando non saremo impegnati in una delle missioni principali trascorreremo il nostro “tempo libero” all’Akademia, una sorta di Hub Centrale dove potremo svolgere diverse attività secondarie. Ogni nostra azione scandisce il tempo che ci separa dal prossimo impegno militare: parlare con un NPC impegnerà due ore, effettuare un’uscita nel mondo aperto 6 ore e così via. In quanto alunni, poi, potremo (o dovremo) frequentare le lezioni impartite dal nostro Moogle, che ci garantiranno dei bonus nelle statistiche generali dei personaggi davvero utili. Potremmo inoltre impegnarci a svolgere delle richieste per gli NPC, richieste che diventano presto ripetitive e poco remunerative però. Sarà possibile prendere parte a delle missioni a stampo strategico, in cui dovremmo aiutare le forze di Rubrum a riconquistare i territori perduti nel mondo di gioco durante il primo assalto dei Milites, un’alternativa divertente e impegnativa all’azione presente nella Main Quest.

Il mondo di gioco, per quanto abbastanza spoglio, è liberamente esplorabile, a piedi o tramite un fidato Chocobo, che potremo catturare o allevare. Orience però, è ricco di nemici e insidie: camminando per le sterminate praterie capiterà spesso di imbatterci in gruppi di nemici, utili da massacrare quando avrete bisogno di livellare qualche personaggio. E’ presente però un altro metodo per allenare voi stessi e i personaggi, sto parlando dell’Arena: qui potrete affrontare con un singolo personaggio ondate infinite di nemici, guadagnando esperienza e praticità con lo stile dei diversi personaggi. Inoltre potrete affidare uno dei cadetti a un allenatore speciale che gli garantirà esperienza anche a console spenta.

Non è tutto oro ciò che luccica

Sebbene in quanto a trama e gameplay Final Fantasy Type-0 HD dia filo da torcere anche a titoli molto più recenti, la sua natura da titolo portatile e datato è evidente e difficilmente ignorabile. Livelli suddivisi in numerosi “stanzoni” abbastanza spogli, caricamenti nelle transizioni e texture “stiracchiate” sono l’incancellabile eredità della precedente vita su PSP. I personaggi principali, nonchè alcune zone della Akademia hanno subito un rinnovamento totale, con il solo risultato di sembrare ancora più “distaccati” dal mediocre livello grafico che li circonda. Tutto ciò, ci teniamo a precisarlo, non influisce poi più di tanto sull’esperienza di gioco, che rimane sempre godibile e divertente, anche a discapito delle inevitabili pecche grafiche. Accettabile il doppiaggio inglese, da applausi invece le musiche, che ben si sposano con la generale epicità dell’atmosfera.

In conclusione è inevitabile chiedersi come mai un titolo del genere non sia stato portato su Ps Vita, una console che sicuramente avrebbe permesso di esprimere al meglio le sue potenzialità mostrando inoltre molte meno sbavature su uno schermo più simile come dimensioni a quello nativo. Mistero della fede.