Skyrim

The Elder Scrolls V: Skyrim è stato annunciato come l’ennesimo capolavoro di genere RPG firmato dalla Bethesda. Il gioco continua ad esplorare il mondo della saga di The Elder Scrolls, in questo capitolo la narrazione  si sposta a nord di Tamriel, nelle glaciali terre di Skyrim. La software house d’oltralpe promette che il videogame saprà affascinare anche i giocatori  più esigenti, offrendo una miriade di possibilità nuove rispetto ad i suoi predecessori e garantendo così sia un’innovazione stilistica che il mantenimento di uno standard qualitativo altissimo. Oltre alla guerra e agli intrighi, starà a noi scoprire il significato della venuta dei Draghi, mettendo il destino di Skyrim e, forse dell’intera Tamriel, nelle nostre mani.

Skyrim

L’URLO DEL DOVAHKIIN.

Come in ogni capitolo di TES che si rispetti, iniziamo la nostra avventura ai ceppi. Riprendiamo i sensi mentre veniamo tradotti in catene presso la cittadina di Helgen, dove un presidio imperiale ha posto la sua base. Tra i nostri compagni di sventura ci sono un ladro di cavalli e dei Nord che fanno parte dei ribelli chiamati Manto della Tempesta, tra questi c’è anche Ulfric, Jarl di Windhelm e capo della ribellione. Arriviamo così nella cittadina e ci rendiamo subito conto che la situazione si mette male. Il generale Tullius, governatore militare di Skirim, confabula qualcosa con degli strani Elfi Alti, appartenenti ai Thalmor, gli stessi elfi che hanno impedito di professare il culto di Talos. Basta fare due più due per capire che anche se non abbiamo nessuna parte nella ribellione dei Manto della tempesta da Helgen non usciremo vivi. Veniamo identificati e condotti dal boia, ma proprio mentre siamo in ginocchio con la testa sul ceppo dal cielo arriva un drago. La città è perduta, avvolta nelle spire dell’immonda bestia, ma noi riusciamo miracolosamente a salvarci, da qui muoviamo i primi passi della nostra avventura, in una Skyrim spaccata dalla guerra civile, ciò che ancora non sappiamo è che le leggende sul ritorno dei draghi, parlano anche di un’altra figura, il Dovahkiin, una voce che echeggerà per le terre del nord e che rappresenterà il nostro ineluttabile fato.

SkyrimGAMEPLAY

Con Skyrim, la Bethesda porta un’ondata di novità nella struttura classica del gioco. Innanzitutto, in fase di creazione del personaggio, sono state abolite le classi di appartenenza il che non è affatto un male, a ben vedere, infatti, in questo modo si è resa più fluida e personalizzata la crescita delle abilità, perché se da un lato le classi servivano a definire lo stile adottato dal giocatore, dall’altro lo privavano di possibilità vincolandolo ad un sistema di bonus e malus, spesso, troppo inquadrato. Per chi rimpiangesse i bonus delle classi, il team di Bethesda ha pensato ad una soluzione, in tutta Skyrim ci sono tredici menhir che se attivati regalano un bonus in favore delle abilità ad esso coerenti, il bello è che si può cambiare l’accettazione del segno in itinere, sfruttando di volta in volta il menhir più indicato alle nostre esigenze, con l’unico vincolo di poter accettare un segno per volta. Oltre alla consueta possibilità di raccogliere ingredienti e mescolarli per ricavarne pozioni alchemiche, Skyrim offre un buon sistema di crafting degli oggetti. Nel gioco potremo trovare diversi strumenti per creare, incantare e potenziare armi e armature, ciò prevede una ricerca ed una lavorazione dei materiali grezzi che amplifica l’immersione nel gioco, basti pensare alla stessa caccia  che assume un senso più profondo se si riflette sull’utilizzo che si può fare delle pelli della preda, utili per l’equipaggiamento, o della sua carne, che, se cucinata, può dare diversi benefici. Rinnovato anche il sistema di combattimento, si potrà equipaggiare un’arma o una magia per ogni mano, cosa che renderà entusiasti maghi-guerrieri e assassini, offrendo anche la possibilità di fare combinazioni miste. Scegliendo due spade, però, noterete l’unica pecca di questo elemento, ovvero, la mancata visualizzazione della seconda arma sul corpo del giocatore, una piccolo dettaglio che genera una grande perdita non solo a livello grafico. Menu delle magie, inventario e mappa trovano la tridimensionalità, cosa che ha un innegabile fascino dal punto di vista estetico, ma che risulta poco convincente da quello pratico. Ma la vera vittima di questa nuova gestione degli elementi è il diario, che viene inglobato e fagocitato dal menu, restituendo al giocatore la componente meno fantasy di tutto il gioco. New entry azzeccatissima è quella del sistema riguardante gli urli, che non solo è gestito in maniera quasi perfetta per quanto riguarda il suo utilizzo finalizzato al gameplay, ma si colloca in maniera stupenda nella cornice narrativa degli eventi. Per il resto Skyrim offre un’infinità di occasioni, l’interazione con l’ambiente circostante è altissima, le sfide sono quasi tutte ben equilibrate, le ore di gioco sono innumerevoli e, oltre alla quest line principale ci sono molte side quest in cui cimentarsi.

Skyrim

GRAFICA E SONORO

Dal punto di vista grafico, Skyrim offre una gran varietà di ambienti, il giocatore avrà a sua disposizione una mappa vastissima costellata da scorci assolutamente fantastici. Ogni zona di Skyrim avrà la sua particolarità, si potrà passare dai fitti boschi nebbiosi del Falkreath alle gialle colline autunnali del Rift, alle glaciali atmosfere del Pale, ognuna di queste zone riesce a restituire graficamente il giusto contesto in maniera dettagliata. Le stesse strutture delle città, squisitamente fantasy, i bagliori delle magie e la cura delle luci fanno sì che l’impatto grafico di Skyrim lasci il segno. Ma il vero fiore all’occhiello è il comparto audio che si rivela come uno dei punti di maggior forza di Skyrim. Considerata la moltitudine di dialoghi e l’espressività di alcuni di essi, va assolutamente fatta una mozione d’onore ai curatori del doppiaggio in lingua italiana che risulta ottimo e traspone in maniera del tutto impeccabile le atmosfere del mondo di TES V. Però, il vero apice stilistico, per quanto riguarda il sonoro, Skyrim lo raggiunge nelle musiche, queste sono molto evocative e riescono a porre un forte accento sui momenti di maggior pathos all’interno del gioco. Ne risulta che il giocatore non potrà non essere coinvolto dalle musiche di Skyrim che non mancano di essere aderenti al contesto e di restituire la leggendaria bellezza delle atmosfere.

Il commento di Eduardo Lupia

La Bethesda è solita stupirci, con cadenza quasi regolare, regalando alla decima arte titoli di incredibile profondità narrativa. È il caso di Skyrim, un RPG in tutto e per tutto, la cui forza sta nella libertà d'azione quanto nella verosimiglianza. Skyrim offre l'opportunità di vivere una storia unica in un mondo unico, quello di The Elder Scrolls che sa riflettere le proprie peculiarità nella varietà degli stili, negli usi e nei costumi di ogni città o villaggio in cui ci imbatteremo, nei giochi di potere che sono l'eminenza grigia di un mondo vivo e pulsante. La grandezza di Skyrim si misura nella qualità di questi aspetti, nel lavoro di fino che dà al giocatore l'opportunità di immergersi nel cuore della storia e di viverla da protagonista in quella che è l'anima dell'esperienza del videogiocare.

9
GAMEPLAY
Coinvolgente e in totale stile TES, anche se con qualche pecca qua e là
9.7
COINVOLGIMENTO
Trama intensa, decisamente fantasy, l'immersione è garantita
9.7
LONGEVITÀ
Le prospettive e le opportunità si moltiplicano di ora in ora, un gioco grande da esplorare e riesplorare
9.3
GRAFICA
Qualitativamente nella media, anche se la suggestione delle ambientazioni regala dei momenti d'incanto
9.5
SONORO
Il sonoro è uno dei punti di maggior pregio di questo titolo e restituisce la giusta atmosfera
0
BONUS
Né bonus né malus
9.4 MEDIA + 0 BONUS = 9.4 TOTALE
  • Il ritorno dei Draghi
  • Una mondo vivo e verosimile
  • Una trama ben articolata
  • L'interazione con l'ambiente circostante
  • La possibilità di equipaggiare armi e magie per ogni mano
  • I numerosi bug
  • IA ancora troppo poco "cattiva" in fase combattimento
  • Menu inventario, preferiti e mappa, belli sì, ma non proprio pratici
  • Il diario è troppo asettico e lascia poco spazio all'immersione

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