Il famoso giro gratis è appena finito

Molti giornali stanno riportando questa notizia focalizzandosi sulle singole parole usate (cough cough -flamebait- cough cough), ma è la situazione che c’è dietro che credo vada sottolineata.

Yves Guillemot, CEO di Ubisoft, ha rilasciato un’intrervista a Game Informer, in cui tra le altre cose spiega senza troppi giri di parole perché non vedremo un nuovo Assasssin’s Creed su Wii U, né il grosso dei futuri titoli di Ubisoft.

 

“Quello che vediamo è che quest’anno va ancora bene per PS3 e Xbox 360, ma il prossimo anno, visto che sta vendendo così velocemente, ci sposteremo sul nuovo hardware”, ci dice Guillemot. “Dopo il 2015 sarà difficile per noi creare giochi per quei sistemi.”

(…) Abbiamo chiesto del rapporto tra Ubisoft e Nintendo.

“È molto semplice”, dice Guillemot. “Quello che vediamo è che i clienti Nintendo non comprano Assassin’s Creed. Lo scorso anno a loro abbiamo venduto veramente poco.” Infatti, di tutto il portfolio di Ubisoft, le vendite sulla console fissa Nintendo rappresentano solo il 3% del totale per l’anno fiscale finito il 31 marzo 2014. È un punto percentuale in meno dell’anno precedente.

La compagnia non sta abbandonando Nintendo completamente. Sta piuttosto semplicemente cambiando il tipo di attenzione data alla piattaforma. “Quello che vediamo è che sono molto interessanti a Just Dance, che sono molto interessati ad altri tipi di giochi”, dice Guillemot. “Quindi quello che stiamo cercando di fare è cercare di focalizzarci di più sui tipi di giochi a cui sono interessati.”

Watch Dogs è l’eccezione a questa nuova regola. Ubisoft ha promesso il titolo per Wii U, e, per adesso, quella versione è ancora in lavorazione. “[Watch Dogs] uscirà su Wii U,” ci rassicura. “Sarà l’unico gioco per un pubblico più maturo che ci pubblichiamo.”

 

Insomma, scopriamo quello che praticamente si stava già intuendo comunque: quella di questo natale, comunque già più sottile, è l’ultima grossa infornata di titoli in arrivo su PS3 e Xbox 360, la “doppia dose” di Assassin’s Creed è in occasione di un anno di passaggio, non una regola destinata a rimanere, e su Wii U Ubisoft ci ha provato e ha semplicemente fallito.

Dal punto di vista sia commerciale che tecnico come discorso non fa una piega. Continuare a supportare console decisamente più deboli sotto il profilo tecnico (temo che anche Wii U rientri nel gruppo) “trattiene” molto i giochi anche su PS4, Xbox One e PC, e le vendite iniziano a non giustificarlo più – e su Wii U non hanno proprio mai iniziato.

Se questo processo suona quasi naturale per quel che riguarda PS3 e Xbox 360 non può che peggiorare ancora la situazione di Wii U: il rapporto coi third party della console fissa Nintendo si sta ormai spaccando definitivamente, come spiegavo qualche tempo fa in un articolo sull’argomento.

Wii U è stata supportata per un paio di anni (per quel che è stata supportata) principalmente perché anche PS3 e Xbox 360 lo erano, e passare da queste a quella costava poco e giustificava i pochi ritorni. Ora che però a dare il ritmo sono PS4 e Xbox One la musica è drasticamente cambiata, e Wii U si è trasformata tecnicamente in una palla al piede, intando rimandendo un terreno sterile sul versante economico.

 

L’uscita di scena di Ubisoft sinceramente non era difficile da prevedere, ma unita alla conferma che anche Call of Duty: Advanced Warfare non arriverà su Wii U le conseguenze potrebbero farsi più gravi di quanto molti si prefigurano; magari non tanto sulle vendite di Wii U stessa, che non si piazza certo grazie alle terze parti, ma sugli introiti di Nintendo, che è di fatto abbandonata a se stessa e si trova a dover usare i first party sia per promuovere la piattaforma che per rientrare di tutte le spese, una situazione scomoda, rischiosa e antistorica nel sistema del mercato videoludico moderno.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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