Condanna per rottura di un NDA, ma non c'è violazione di segreto industriale

Oculus Rift immagine promozionale

Come forse ricorderete, poco meno di due anni fa ZeniMax (la compagnia proprietaria tra le altre di Bethesda e ID Software) aveva intentato una causa civile ad Oculus VR per presunte violazione di accordi e sottrazione di segreti industriali.

Come riportato da VG 24/7, ieri una giuria texana ha dato parzialmente ragione a ZeniMax, ma non ha confermato tutte le accuse.

 

In particolare, la compagnia ora di proprietà di Facebook è stata giudicata colpevole per avere, attraverso la persona di Palmer Luckey, infranto un Non-Disclosure Agreement stipulato con ZeniMax. In totale, sommando l’ammenda per la rottura dell’NDA e i vari annessi e connessi previsti dalla legislazione americana, Oculus, Luckey e Brendan Ibre (il precedente CEO di Oculus) sono stati condannati a pagare più di 500 milioni di dollari.

Oculus è invece stata giudicata non colpevole per violazione di segreto industriale. In altre parole, benché Facebook si ritrovi con una multa parecchio salata sul conto, la parte più grave delle accuse mosse da ZeniMax sono state giudicate infondate, stabilendo che nessuna tecnologia fondamentale utilizzata in Oculus Rift è in realtà di proprietà di ZeniMax e le è stata sottratta illecitamente.

 

Oculus ha fatto sapere che appellerà la decisione del tribunale. Vi terremo aggiornati se ci saranno ulteriori sviluppi.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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