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Vari dubbi sul lancio di Dying Light

La situazione di Dying Light si sta facendo abbastanza strana e confusa, e sta mettendo davanti anche a quella che credo sia una novità assoluta: è notizia di oggi che il titolo è stato rimandato fisicamente in tutto il mondo tranne l’America, ma non digitalmente.

In ogni caso, non sono i singoli pezzi per cui mi preoccupo, ma il quadro d’insieme.

 

 

Già che sono in tema, mi permetto di cominciare con una piccola riflessione proprio sul rinvio dell’edizione fisica a vantaggio di quella digitale.

 

È innegabile che la risposta potrebbe essere semplicissima: è stata sottostimata la quantità di copie da stampare per il resto del mondo fuori dall’America, o forse si sono incontrati altri tipi di problemi legati alla distribuzione, e quindi per non scaglionare troppo il lancio e non complicare ancora di più le cose tutti i territori esteri sono stati rimandati in blocco a data da destinarsi.

D’altro canto, però, Techland non è un piccolo studio inesperto, e Warner Bros. Interactive non è di sicuro un publisher senza mezzi. A questo proposito non posso non pensare che casualmente le copie digitali del gioco fruttano di più all’azienda di quelle fisiche, perché non c’è una percentuale da lasciare ai negozi e non ci sono costi di distribuzione (e se anche Sony e Microsoft si fanno pagare un extra per l’hosting su PSN e Marketplace non credo proprio si eguaglino tutti i costi dietro alla distribuzione fisica).

 

Ma questo non è veramente il punto della questione; fisico o digitale non c’entra niente con i contenuti del gioco, è un discorso completamente separato e non penso così urgente, anche perché non è che ci possiamo fare molto ora come ora.

Ci tenevo comunque a mettere le mani avanti, nel caso nei prossimi mesi altri giochi iniziassero a trovarsi misteriosamente senza abbastanza copie fisiche al lancio. Nell’eventualità, l’avete sentito prima su GameBack.it.

 

 

Le domande vere, al contrario, me le faccio proprio sulla qualità del titolo al lancio, e penso che i miei dubbi abbiano alcuni elementi concreti su cui appoggiarsi.

 

Se si somma quanto scrivevo ieri riguardo l’apparente stato del gioco su PS4 (e con ogni probabilità Xbox One) a requisiti su PC esagerati, a bonus per il pre-ordine sproporzionati (più contenuti prima si pre-ordinava, e per tutti un’intera modalità di gioco extra) e a videodiari di sviluppo sensazionalistici in cui si parla letteralmente di qualcosa di mai visto prima nella storia dell’umanità, il quadro complessivo non è di quelli che mi ispirano proprio fiducia.

Persino il livestream degli sviluppatori, che trovate qui, mostra alcuni ovvi glitch nel comportamento degli zombie. Non sembra niente di troppo grave, ma se in un video registrato dalle stesse persone che stanno creando il gioco, con lo scopo di farlo apparire al meglio possibile, si notano chiari problemi, è lecito immaginare che la situazione “normale” vada peggio.

Per chiudere, sia Techland sia Warner Bros. Interactive non hanno certo una storia di release con una QA solida prima di tutto. Si vedano in proposito Dead Island (al lancio tutt’altro che privo di bug, alcuni anche piuttosto seri e ovvi), ma soprattutto Batman: Arkham Origins (su cui Warner Bros. ha addirittura dichiarato esplicitamente di non essere disposta a “perdere tempo” per correggere nessun bug che non fosse fatale per la progressione) e le versioni PS3 e Xbox 360 de L’ombra di Mordor (la cosa più disgraziata che abbia mai visto su una PS3, e senza mezzi termini una Alpha venduta a prezzo pieno per poi non essere mai più toccata. Per farvi un’idea della situazione, andate a 3:10 di questo video).

 

Come ho già detto, non sono le singole parti a non convincermi. Il fatto che un publisher non abbia una storia esattamente perfetta non vuol dire nulla. Il fatto che si spinga tanto sui pre-ordini non vuol dire nulla. Il fatto che si sia visto qualche problema potrebbe non voler dire nulla. Quando però si ha la somma delle tre, mi sembra stupido non volersi fare qualche domanda.

Vorrei anche mettere in chiaro che non sono certo io a voler fare un dramma, eventualmente, per qualche glitch. Non ho nessuna intenzione di provare a dettare a destra e a sinistra cosa deve essere considerato “accettabile” e cosa no. Voglio solo assicurarmi che tutti siano nelle condizioni di fare il loro acquisto con la consapevolezza di cosa stanno comprando esattamente; in questo momento questa consapevolezza non c’è, e ci tengo a farvelo notare.

La morale della favola è: a meno che non siate disposti a giocare eventualmente anche un gioco con difetti più o meno gravi, non pre-ordinate Dying Light. Abbiamo pazienza un paio di settimane e vediamo come va a finire. Se poi il gioco si rivela a posto sarò sicuramente io il primo a dirmi felice e ad andarlo a comprare in negozio; cioè, no, in negozio non ci sarà, ma… ok, avete capito il discorso.

 

 

Questo suggerimento e questa pagina non sono una “sparata” tanto per, e non vorrei neanche sembrasse che mi accanisco a caso su Dying Light. Molto presto uscirà un articolo ben più lungo in cui spiegherò argomentando più nel dettaglio perché non si dovrebbe pre-ordinare mai un gioco di queste proporzioni [AGGIORNAMENTO: trovate il suddetto articolo qui].

Ma, visto che fare la morale col senno di poi è sia un po’ troppo facile che completamente inutile, ho deciso di mettermi in gioco alla prima occasione buona. Dying Light, purtroppo, sembra trasmettere un po’ troppi segnali negativi per far finta di niente.

 

Insomma, il mio lavoro alla fin fine è dare consigli, e quando ne ho uno che mi sembra argomentato e ragionevole non vedo perché tenerlo per me. Magari mi sbaglio io, ma, come ho già detto, molto presto capirete perché anche in quel caso non credo di fare un torto a nessuno suggerendo di aspettare il lancio prima di metterci i soldi. Quindi non ho problemi a dirlo.

Ovviamente poi sta a voi decidere cosa farne, di quello che dico.