Raggiunto un accordo privato, caso chiuso

Qualcuno ricorderà che poco più di un anno fa, intorno a marzo 2014, Digital Foundry aveva scoperto che Killzone: Shadow Fall, titolo di lancio per PS4, non girava ad un 1080p “pieno” come affermato da Sony e Guerrilla Games, ma che nella modalità multiplayer venivano effettivamente calcolate “normalmente” solo metà delle colonne.

Guerrilla era poi intervenuta per spiegare nei dettagli il sistema di rendering del gioco, argomentando che tecnicamente si poteva comunque definire a 1080p nativi e che il metodo impiegato produceva risultati virtualmente indistinguibili da un render a buffer pieno, ma lasciava libere delle risorse impiegate per far funzionare meglio il gioco nel complesso.

 

Alcuni mesi dopo, un certo Douglas Ladore e lo studio legale Edenson PC avevano deciso di intentare una causa a Sony per pubblicità ingannevole. Se il principio dietro all’azione può essere compreso, i termini in cui veniva presentata erano francamente molto iperbolici e faziosi:

Sony affermava che PS4 fosse così potente che il suo videogioco Killzone poteva rappresentare grafica in multiplayer a “1080p”, un risultato degno di nota nell’industria videoludica. Ad ogni modo, dopo l’uscita del gioco, i videogiocatori hanno rapidamente notato e si sono lamentati che la grafica in multiplayer di Killzone era sfocata al punto da poter distrarre dal gioco. La causa di questa sfocatura è rimasta ignota finché un rispettato sito internet di videogiochi non ha rivelato che il multiplayer di Killzone non forniva realmente grafica a “1080p” come pubblicizzato.

 

Due giorni fa è stata scritta l’ultima pagina di questa storia: come riportato da Courthouse News Service, infatti, Sony ed Edenson PC sono arrivati ad un accordo privato, e la causa è stata archiviata dal giudice. Non sappiamo in cosa consista l’accordo tra le due parti, ma non sembra ci saranno conseguenze su larga scala di nessun tipo, e non dovrebbe più essere possibile tornare in tribunale per questa stessa vicenda.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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