Il fenomeno videoludico inatteso di Psyonix non sembra intenzionato a fermarsi

Rocket League auto DLC

Raramente i dati di vendita di un videogioco fanno notizia se non quando si dimostrano decisamente peggiori delle aspettative, ma Rocket League è una piacevole eccezione a questa regola.

 

Nato come remake concettuale di Supersonic Acrobatic Rocket-Powered Battle-Cars (sicuramente un nome facile da ricordare e da suggerire agli amici), il primo titolo realizzato autonomamente dal piccolo studio di Psyonix, Rocket League è uscito il 7 luglio 2015 su PS4 e PC, e ha immediatamente raccolto un ottimo successo di critica e di pubblico.

Benché sia stato inizialmente spronato anche in quanto titolo gratuito con l’abbonamento PlayStation Plus, nel corso dell’anno da poco terminato Rocket League non ha mai smesso di vendere, anzi, ha probabilmente oggi una media di utenti giornalieri più alta di quella di una decina di mesi fa (questi dati si riferiscono alla sola versione PC).

 

Psyonix ha comunicato ieri che Rocket League ha da poco raggiunto i 19 milioni di utenti totali. Non è chiaro se in questa cifra siano inclusi i giocatori che lo scaricarono come parte dell’offerta PlayStation Plus (realisticamente una manciata di milioni), ma anche se fosse il numero rimane assolutamente impressionante.

 

Pur essendo disponibile su tre distinte piattaforme – PS4, Xbox One e PC (ed essendo, tra l’altro, il primo e per ora unico gioco a permettere funzionalità cross-play tra tutte e tre) – cifre simili si vedono di rado nell’industria videoludica, e decisamente ancora più di rado quando non si parla di franchise famosi con alle spalle milioni di dollari in campagne pubblicitarie.

 

Rocket League è attualmente disponibile per PS4, Xbox One e PC. Potete leggere qui la nostra recensione del titolo al lancio, tenendo a mente che molti dei problemi segnalati sono stati da allora risolti e che sono stati aggiunti svariati nuovi contenuti, molti dei quali gratuiti.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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